di Elisa Chiari
Per valutare la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati bisogna fare una premessa importante: l’indipendenza del magistrato non è un privilegio del magistrato ma una sicurezza per il cittadino. Un giudice indipendente, che può decidere senza timori, è una garanzia per la parte debole del processo: se la mia controparte (sia io vittima, imputato o parte in causa in un processo civile) è più forte di me economicamente o politicamente (si pensi al lavoratore contro la grande azienda, al passeggero contro la compagnia aerea, al negoziante taglieggiato contro il boss mafioso) ho più probabilità di avere giustizia da un giudice indipendente, che non ha motivo di temere ritorsioni in ragione della sua decisione, piuttosto che da uno che teme di subire cause su cause e di pagare risarcimenti elevati. Se non altro per il fatto che ha più probabilità di essere chiamato in causa dalla parte forte (che può pagare gli avvocati) che dalla parte debole più portata per necessità economica (l’avvocato costa) a incassare la decisione, giusta o ingiusta, che sia.
Ne deriva che una legge sulla responsabilità civile del magistrato troppo rigida avrebbe l’effetto collaterale di incoraggiare il diffondersi del modello di magistrato burocrate, timoroso, portato a decidere con il massimo del conformismo, avendo cura di chiamare su di sé il male minore, proprio come l’esempio negativo di cui parlava alla Scuola superiore di magistratura il presidente della Repubblica Matterella citando Calamandrei.
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