di Paolo Ferri, Università Bicocca di Milano
Le novità annunciate sei mesi fa dal Governo, sui libri digitali nelle scuole, si sono rivelate un flop: gli insegnanti hanno ripiegato su soluzioni conservative, tradizionali. Il motivo è che non basta annunciare gli investimenti: bisogna farli. E Renzi non li ha fatti.
Vediamo perché: proviamo ad analizzare se il provvedimento Giannini, sei mesi dopo, a “adozioni” avvenute e ad anno scolastico avviato, ha prodotto gli effetti desiderati. Si tratta di un tema molto rilevante per la digitalizzazione della scuola italiana.
1. Le fatiche della libertà: meglio l’adozione obbligatoria.
A una prima analisi delle impressioni di insegnati ed editori scolastici, quello che pare emergere in maniera chiara è che il fatto pochissime scuole si sono avvalse della possibilità di non adottare libri di testo, o di renderne opzionale l’adozione e meno ancora hanno adottato “Libri digitali” o sarebbe meglio dire “Basi dati digitali” per l’apprendimento. La stragrande maggioranza degli insegnati ha mantenuto il “vecchio sistema” cartaceo gutemberghiano e nelle liste di adozione delle scuole, consegnate ai genitori, figurano, ancora tutti i libri di tutte le materie come acquisto “obbligatorio” per i genitori. Il risultato medio di queste scelte è che sia nella scuola primaria sia nelle scuole superiori di primo e secondo grado non sono state rese opzionali le adozioni e i provvedimenti di Giannini non sono stati applicati. Gli insegnanti non hanno, cioè, evitato di adottare i libri di testo anche quando questi, com’è assolutamente evidente nel caso delle Antologie di Italiano, delle Grammatiche e dei volumi di Storia dell’arte, Educazione tecnica, ma anche delle altre discipline che sono drammaticamente sovradimensionati rispetto a quanto possa realmente studiare anche lo studente più zelante, durante un anno scolastico.
Continua a leggere qui http://www.agendadigitale.eu/egov/1108_libri-digitali-il-grande-bluff-di-renzi.htm
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