E’ il parere di Giuseppe Bertagna, pedagogista, sulla nuova scuola di Renzi. Lo ha intervistato, per Famiglia Cristiana, Francesco Anfossi: «Mai più precari, dal 2016 solo concorsi, basta supplenze, la scuola fa carriera, la scuola si aggiorna, scuola di vetro, sblocca scuola, scuola digitale, cultura in corpore sano, le nuove alfabetizzazioni, fondata sul lavoro, la scuola per tutti, tutti per la scuola. Trovate i singoli punti nel documento allegato. Leggetelo, approfonditelo, discutetelo». 136 pagine rutilanti, piene di slogan, in pieno stile renziano. Ecco il patto della scuola del premier Matteo Renzi. E la sostanza? La sostanza la chiediamo al pedagogista Giuseppe Bertagna, direttore del Dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo, già consulente tecnico del ministro Moratti e direttore della rivista Nuova secondaria dell’editrice La Scuola di Brescia. Da oltre
vent’anni Bertagna studia i problemi del sistema educativo di istruzione e formazione italiano. Conosce bene le difficoltà che nascono quando si intende procedere ad una sua qualche riforma di struttura.
Un bella brochure di 136 pagine dal titolo accattivante, La buona scuola. Che c’è dentro?
«A essere ottimisti c’è la soluzione ad alcuni problemi della scuola così com’è oggi, una rivisitazione dei difetti di un sistema ottocentesco. Che però resta tale».
Non una rivoluzione, insomma…
«Per niente. Nulla che abbia a che vedere con un cambio di prospettiva all’inizio del terzo millennio, sollecitato dai grandi cambiamenti epocali, culturali e tecnologici. Si parla ancora di graduatorie, discipline, cultura del libro, sistema di comando burocratico verticale, distinzione tra istruzione tecnica e professionale. E’ la scuola del ‘900, quella modernizzata da Gentile, nel 1924, 90 anni fa».
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