Da Ceccano2012, una simpaticissima narrazione.
Narreremo, nelle poche righe che seguitano, quello che accadde, al tempo de la visita dell’inclito et riverito Don Bruschetta nella Contea de’ Ceccano. Pare, adunque, che lo esercito di ventura de li valvassini de la fazione guelfa bianca abbia ingrossato le fila con uno esperto et perito pungolatore, già in passato confederato con le genti de la magnatora della salita del castello, nonché capo della cittadina assemblea de li valvassini di contrada, et indicato da taluni nostri secreti informatori come il suggeritore occulto de li valvassini coniuranti, di nome Antonellino De Li Rusci, erede de lo farlocco imperio di servi de la gleba et antico condottiero de la Contea. Di tal Valvassino de la Contea niuno puote dimenticar la fine eloquentia demonstrata ne lo consiglio de la Contea, o ne li tanti incontri pubblici; famose furon le sue parole: “vi saluto e vi ringrazio, e adesso passo la parola a…”. Parci, da le dicerie da hostaria, che lo potente vassallo Don Bruschetta, abbia magnificato le proprie gesta, e quelle del Capitano supremo della Pontificia regione Nico di Montalbano cognominato lo Zingaro, a proposito di venture iniziative in su lo territorio de la Contea. Codesta mattina, alla sinistra del Don Bruschetta siedeva lo importante inviato de la curia, Fra’ Antonetto da Castrum Iuliani, che guida oggi provvisoriamente lo guelfo bianco esercito di ventura fabraterno et,
abbisogna rimembrarlo, è uno importante funzionario de la Militia Vigilantium et siede ne lo pontificio consiglio de la Unione de le Contee (nominato da li altri valvassini del la fazione Guelfa bianca de lo territorio de la campagna lo scorso anno del signore, a testimonianza de lo suo potere).
Ma, tornando al Don Bruschetta, questi ha riferito di cose di già intese et promesse: la riapertura dell’alchemico gabinetto et hospitale sanatorio in Santa Maria de la Pietade, codesta volta per la stregonesca cura de la glandula tiroydea, o li 70 milioni di baiocchi per limitar li problemi portati da lo fetido et infernal fiume Trero, ovver Tolero; et è arrivato financho a prometter 230 mila baiocchi per la sistemazione de lo sventrato et collapsato centro di addestramento de li giovani cavalieri sito nella Silva Faiti, che venne privato de lo tetto nell’anno del signore duemillesimo secondodecimo. Una somma tale di baiocchi ben sappiamo che non sufficit per tale et tanta impresa (or costoro si pensano che lo si possa ricuoprire in paglia et fruschi di legna, legati con zagaglie o impastati di laide fanghe del Trero?), ma oggi si vendevano indulgenze e li importanti homini non son stati parchi d’ingigantite promesse, solitamente poco ragionate e per nulla istudiate. Per aver, alfine, tutti li tarocchi calati al tavolo de la briscola, et istudiar bene li movimenti tutti de la fazione de li guelfi bianchi s’attende ora la calata di Messere Schietto da li monti di Supino, che è potente lui e fu potente la sua schiatta: costui vanta infatti ne la propria genealogia un potente avo, Messer Dante Sanatore, addirittura secretario de li pubblici uffici de lo italico imperio, a tistimonianza de la sua sicura provenienza nobiliare. Peraltro, ci vien da pensare, dopo che lo volgo si vendette per 80 denari al viscido fiorentino, si puote sperar che le lusinghe e le fiabe di Don Bruschetta vengan prese per quel che sono, ovvero solo menzogne indorate pe’ la plebe affamata?
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