Le terribili notizie che arrivano da Gaza e da Israele con il continuo scambio di colpi tra i contendenti ed il cumulo di sofferenze che riguarda centinaia di migliaia di famiglie inermi, non deve far venire meno l’attenzione su come la rete internet possa diventare strumento di propaganda mediatica per l’una o l’altra parte. Per seguire ciò che sta accadendo, è meglio utilizzare twitter, con gli hashtags #israelunderfire e #gazaunderfire . Si possono così conoscere le reazioni di entrambe le parti. Intanto un interessante articolo de Il Fatto quotidiano, scritto da Laetitia Mechaly, il 12 Luglio:
Gli effetti della società dello spettacolo non risparmiano neanche la guerra, e soprattutto in un mondo dove il vero conflitto si svolge sempre al di fuori delle zone coinvolte. Succede però, che le informazioni diffondendosi a velocità incontrollabili possono descrivere avvenimenti che in quel momento non sono mai esistiti. Ed è proprio quello che sta succedendo da una settimana nell’ambito del conflitto israelo-palestinese su Twitter. In soli 7 giorni sono stati pubblicati circa 400 000 tweet che descrivevano le conseguenze degli attacchi israeliani. Una parte delle immagini mostravano volti insanguinati di bambini, madri disperate abbracciate ai loro figli morenti, zone disastrate dai bombardamenti etc. La Bbc ha dimostrato come gran parte di quelle immagini si riferivano a conflitti avvenuti in Siria o in Iraq e risalivano a qualche anno prima, fino al 2007, notizia ripresa dal quotidiano francese Libération, che ha spiegato la truffa. Un boomerang che getta benzina sul fuoco di un conflitto già abbastanza grave e dove è difficile essere imparziale. Se poi si nota che uno dei primi tweet con l’hashtag #gazaunderattack risaliva al 3 luglio cioè circa 4 giorni prima l’inizio della risposta israeliana era facile rendersi conto che qualcosa non tornava. Anche per i più convinti anti-israeliani sarebbe bastato leggere il nome del creatore: Tyler Durden, che non corrisponde a una persona vera ma è ispirato al personaggio di Fight Club, interpretato da Brad Pitt. Il tweet, ritweettato da più di 8.000 utilizzatori, riportava 6 immagini introdotte dalla frase: “This is not a matter of religion. This is a matter of humanity”. In risposta a questo, circa 400 000 tweet con lo stesso hashtag sono stati pubblicati. Colpisce quello di una 16enne che ha mostrato immagini in fiamme della striscia di Gaza risalenti al 2012, con il commento “È Gaza in questi giorni. Come al solito, non sarà mostrato dai giornali” e che, interrogata dalla Bbc ha risposto: “Quando una bomba esplode il risultato è sempre quello”. Errore involontario o tentativo di manipolazione? In un mondo in cui la rete è la realtà, la guerra esiste e si può alimentare anche sui social network. A conferma di ciò, non è la prima volta che messaggi con scopo disinformativo invadono il web e non sembra neanche l’ultima.
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