Guai al Paese che rinuncia a trasmettere ai suoi cittadini l’insegnamento più prezioso: la capacità di pensare, uno spirito critico, l’attitudine a valutare in profondità e ad argomentare il proprio punto di vista. Uno scellerato progetto di riforma della didattica, purtoppo, sembra andare esattamente in questa direzione, indebolendo la presenza di quel sapere che, per eccellenza, insegna a pensare. Come diversamente valutare l’idea di eliminare la filosofia teoretica da alcune facoltà e di ridurre da tre a due anni l’insegnamento della filosofia alle scuole superiori?
Contro tale progetto si sta muovendo la comunità filosofica e, dietro ad essa, la parte più avveduta della società. Riportiamo qui sotto l’appello di tre filosofi, Roberto Esposito, Giovanni Reale e Adriano Fabris affinché si desista dal commettere un grave errore. Chi condivi
de queste riflessioni, può sottoscrivere l’appello al link riportato in calce al testo dell’appello.
UN APPELLO PER LA FILOSOFIA
Promotori: Roberto Esposito, Adriano Fabris, Giovanni Reale
Questo, per la filosofia e per la cultura umanistica in generale, è un momento non facile. Prevale un’ideologia tecnocratica, per la quale ogni conoscenza dev’essere finalizzata a una prestazione, le scienze di base sono subordinate alle discipline applicative e tutto, alla fine, dev’essere orientato all’utile. Lo stesso sapere si riduce a una procedura, e procedurali ed organizzative rischiano di essere anche le modalità della sua costruzione e valutazione. Un conoscere è valido solo se raggiunge specifici risultati. Efficacia ed efficienza sono ciò che viene chiesto agli studiosi: anche nell’ambito delle discipline umanistiche.
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