Ho ricevuto molte lettere sulla costituente promossa dall’Istituto Sturzo. Naturalmente c’è chi si lamenta che le cose procedano con molta lentezza, c’è chi si spaventa perché non esistono gli strumenti giusti (partito? movimento? testimonianza ecclesiale?) e c’è infine chi nega che ci possa essere qualcosa di politico in comune fra i cattolici. Tutto questo aumenta il pessimismo e l’incertezza. Per prendere una pausa apro a notte inoltrata il mio canale preferito: 805 RAI Storia. Siccome sono un dislessico, digito invece 850 e mi compare il Papa. Sta leggendo un messaggio video trasmesso ad una nutrita assemblea riunita a Verona sotto lo strano nome di Festival della Dottrina Cristiana. Il Papa legge con una attenzione un po’ annoiata un documento sulle iniziative economiche che possano riformare la società capitalistica. Poi smette di leggere e con la sua specialissima maniera racconta un episodio della sua infanzia quando il padre gli insegnò che le ingiustizie dell’economia si curano con la cooperazione, metodo lento e paziente ma sicuro.La cosa mi incuriosisce ed aspetto per osservare bene cosa può essere un Festival della Dottrina Cristiana promosso con il patrocinio dello strano sindaco di Verona e con la collaborazione di tutti quei movimenti cattolici che a Roma non riescono a mettersi d’accordo.
Prende la parola un Cardinale che non conosco. Poco dopo si sovrappone a lui una scritta che lo presenta come Cardinal Maradiaga. Ha una faccia da indio, parla un italiano molto asciutto, senza accento spagnolo e senza vergognarsi di dire, al momento opportuno: “Come si dice in italiano questa parola?”. Solo il giorno dopo ho appreso che è nicaraguegno e perfino uno dei sei cardinali del governo del Papa.
Il Cardinale, vestito da prete, ha un inizio molto deciso. “La austerità è una cosa giusta e persino santa se è fondata su un principio etico, ma non c’è austerità quando si crea un metodo che serve solo a riempire le tasche ai più furbi. Non è austerità il sistema in cui aumenta la diseguaglianza.”
“ Si dice che la crisi economica si risolverà con lo sviluppo ma facciamoci la domanda centrale: sviluppo sì ma verso che cosa?”
(Mi viene in mente Pasquale Saraceno che ai tempi del piano Vanoni, che prevedeva uno sviluppo del 5% all’anno, si domandava: “E’ uno sviluppo importante, ma per fare che cosa?”).
“Lo sviluppo è vero sviluppo quando il suo risultato è la giustizia sociale”. A questo punto il Cardinale cita un premio Nobel dell’economia, che guarda caso è anche membro di una commissione che collabora con il Papa, il quale dice che l’onda di questa austerità rischia di danneggiare fortemente il benemerito sistema sociale europeo ed aggrava la sofferenza della popolazione.
“Bisogna pensare ad un sistema più equo e si deve cambiare la società diminuendo le disuguaglianze, non pensare soltanto allo sviluppo economico, ma dirigersi verso uno sviluppo umano inteso come la nostra grande sfida. Camminando nel deserto siamo arrivati al punto in cui abbiamo costruito un vitello d’oro, lo abbiamo chiamato mercato e lo adoriamo. L’adorazione del vitello d’oro provoca disuguaglianza.”
Il Cardinale va avanti di questo passo e dice: “Ci si lamenta che i mercati si comportano male, ma il mercato è solo una convenzione. Sono gli uomini che si comportano male. Noi sappiamo per certo, lo dobbiamo ricordare, che la negazione dei diritti sociali danneggia anche i diritti civili. Un povero non è libero quanto lo è un ricco”.
Il Cardinale approfondisce la questione citando i testi giusti e le dottrine economiche di cui ha buona confidenza, ma dopo aver dato la sua bella spiegazione con le dovute definizioni viene al punto centrale: che fare?
La risposta è : “Siamo tenuti tutti moralmente a fare una pastorale sociale”.
A questa parola il Cardinale dà un significato nuovo: non intende una predica ai poveri. Pastorale sociale è la testimonianza e l’attività di tutti, Chiesa, movimenti, associazioni, laici, cittadini. Tutti fanno parte della pastorale che è una testimonianza cristiana vivente da applicarsi secondo i principi della sussidiarietà. Faccio un balzo sulla seggiola. Ma questo Papa non era quello che si doveva disinteressare della politica?
La formula di questo Cardinale che viene dal Nicaragua non mi sembra affatto apolitica. La pastorale sociale è un modo uovo per mostrare la dottrina cristiana: “E’ una casa ed una scuola di comunione, è un’agape di testimonianza, è un modo di vivere e di testimoniare la libertà del Signore nella storia”.(Bravo Cardinale!). “La società umana ha bisogno di un lievito diverso di quello offerto dalle società finanziarie e la pastorale sociale è un dovere di tutte le associazioni e di tutti i movimenti. Il compito è di avere meno disuguaglianze e più sviluppo. E lo sviluppo umano significa più uguaglianza sociale. Non basta che cresca il Pil, deve crescere anche la famiglia umana”.
Comincio a capire che cosa è un Festival della Dottrina Cristiana.
Credo che a questo punto al Cardinale sia nato un dubbio in testa. Deve aver pensato: non avranno mica capito, quando ho parlato di lievito, che dobbiamo restare una piccolissima minoranza chiusa dentro la madia in attesa che qualcun altro ci adoperi per fare il pane?
Infatti il Cardinale subito aggiunge: “Siamo troppo pochi? Non importa, siamo come il piccolo David davanti al grande Golia ed abbiamo solo un piccolo sasso. Bisogna solo lanciarlo nella direzione giusta”.
Improvvisamente tutte le lettere, le telefonate, gli interventi dubbiosi, le distinzioni, le precisazioni, il partito, la minoranza, la rifondazione, il lievito, la costituente, mi sembrano argomenti del passato. Me ne occuperò certamente con pazienza e gentilezza come è mio dovere di direttore di questo piccolo e malandato giornaletto, ma senza sconforto e senza pessimismo. C’è un Cardinale nicaraguegno che sta dieci anni avanti a noi!
Bartolo Ciccardini
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