Franco Ferrarotti, il Decano dei Sociologi italiani, in merito alle sempre più numerose telefonate a sorpresa di Papa Francesco – l’ultima più eclatante la scorsa settimana a una donna argentina vittima di stupro ad opera di un agente di polizia – sottolinea che “le telefonate impreviste, improvvise e dirette del Papa alla gente comune sono la prosecuzione logica dell’impostazione ‘politica’ di questo Pontificato”.
“Alla scelta del nome di Francesco, primo nella bimillenaria storia della Chiesa, ha fatto seguito anche l’adozione di un linguaggio coerente con quella scelta”, osserva.
“Ho la forte impressione che le telefonate del Papa altro non siano che la prosecuzione di un’opera di de-burocratizzazione del papato e della stessa immagine della Chiesa”.
“Francesco – spiega il sociologo – si riconosce come un uomo in tutto simile alla gente comune e si comporta con grande coerenza in questo senso, sfidando anche i relativi pericoli. Mi ha molto colpito il rovesciamento di posizioni, per cui non è mai l’uomo di cultura teologica che parla ma il padre, il fratello più anziano. Questa, usando il termine nella sua accezione più positiva e benevola, è una grande ‘astuzia’ teologica di Bergoglio”.
Per Ferrarotti “siamo di fronte a un fatto straordinario: l’ortodossia non viene mai invocata, ma rovesciata dall’interno attraverso una nuova forma di comunicazione diretta e di semplicità del linguaggio, di cui sono testimonianza anche queste telefonate ‘a sorpresa’ del Papa. Un atteggiamento, direi una scelta niente affatto improvvisata ma ben ponderata, al di là del reale desiderio di ‘consolazione degli afflitti’ che Francesco cristianamente opera, che con la sua estrema semplicità sta spiazzando un po’ tutti, all’interno come all’esterno delle Mura del Vaticano, con spallate tremende a quello che si poteva definire fino a ieri come il prevedibile comportamento di un Papa”.
post originale http://www.newscattoliche.it/le-telefonate-a-sorpresa-del-papa/
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Il nuovo nemico della Chiesa, sconfitto il Comunismo, è il relativismo che mette in dubbio le verità rivelate che sono oggetto della fede cattolica. Contro il relativismo si è pronunciato sia Papa Giovanni Paolo II nelle encicliche “Fides et Ratio” e Veritatis Splendor, e Papa Benedetto XVI nell’enciclica “Spe salvi”, ribadendo il concetto che chi nega la verità assoluta è fuori dalla religione cattolica. Fatto salvo quanto sopra, credo che Papa Francesco ( e quanto è stato importante la scelta di quel nome) si “presenti” alla discussione con i relativisti in altra maniera: non minacciando scomuniche ma bensì aprendo un dialogo di persuasione (“Chi sono io per poter giudicare l’altro”).
Forte di questo fine, Papa Francesco da una nuova impostazione politica alla Chiesa nella quale si ritrovano appunto, “le telefonate improvvise ed impreviste ai fedeli”, “le fotografie insieme ai ragazzi” dove il Papa non ruba loro la scena me è con loro nella scena e tante altre cose.
Antonio Olmetti