
Si diceva: l’estate è sacra, niente studio e niente lavoro. Si diceva, appunto. I dati 2013 del Centro per il Turismo Studentesco certificano il contrario: sono sempre di più i giovani che sfruttano la bella stagione per aggiungere esperienze di lavoro in curriculum. Meglio se all’estero, volando fuori dai confini nazionali ed europei: dalla “solita” Londra, la meta per eccellenza di chi cerca di combinare ferie e lavoro, a rotte meno frequenti come Australia e India. E chi non rinuncia a una o più settimane di relax, aggiusta al risparmio il budget di partenza: da un minimo di 400 a un massimo (per pochi) di 1500. Meno hotel e più ostelli, meno comfort e più itinerari “on the road”.
In cima alla classifica restano Londra e il Regno Unito, scelte dal 60% degli associati al Cts .Per ragioni che si intuiscono in fretta: ossa più solide con l’inglese e facilità nei collegamenti aerei. Oltre alle migliaia di offerte di breve e brevissimo termine che si individuano nell’estate della capitale. Un luogo comune? Non proprio. E’ vero che il tasso di disoccupazione britannica è cresciuto fino al 7,8%. Ma i lavoretti day by day, dal lavapiatti al barista, sono diffusi e a “rapido ingaggio” per tutti. Con un salario, o meglio, una paga settimanale che può anche superare le 200 sterline. E’ il livello di inglese che fa la differenza: chi decolla con un’infarinatura liceale non va oltre le mansioni più elementari. Dal B2 in su, meglio se fuori Londra, target e buste paga si alzano.
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