“Giovanni era una persona timida, seria, taciturna ma di un’ironia e un umorismo particolari. La sua qualità più evidente era la capacità di soffrire, di sopportare molto più degli altri, senza arrendersi mai. La sua tenacia era proverbiale. Giovanni si rialzava sempre. Era allenato alla lotta, si riparava dietro un perenne scudo, in una costante autodifesa. Aveva l’orgoglio di una dignità antica ed era restio a manifestare il benché minimo segno di debolezza. Quante sconfitte dopo ogni successo, quante delegittimazioni in ogni snodo della sua vita e della sua carriera”. Con queste parole il presidente del Senato Pietro Grasso, presente oggi all’aula bunker di Palermo, ha ricordato Giovanni Falcone, suo amico e collega. L’azione di contrasto a Cosa nostra e l’istinto investigativo di Giovanni Falcone vennero fermati dai 500 chili di tritolo della mafia alle 17,58 di ventuno anni fa a Capaci, dove il magistrato perse la vita con la moglie, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Palermo oggi ricorda le vittime della strage.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/05/23/commemorazione_a_palermo:_21_anni_fa_la_strage_di_capaci/it1-694879
del sito Radio Vaticana
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