E’ il 9 dicembre 1943, e a Col de Joux, sopra Sain Vincent, i piani sono innevati. La pattuglia esce piano dal riparo. Due giovani avanti, gli altri dietro. A un tratto il silenzio è rotto da una scarica di mitra. I due cadono colpiti alle spalle, il sangue si mescola al ghiaccio. Si chiamano Fulvio Oppezzo e Luciano Zabaldano, hanno 18 anni o quasi. Ad ucciderli, i compagni della brigata partigiana. Il reato: avere rubato ai contadini.
E’ una storia di resistenza quella che dà il titolo a Partigia(Mondadori), il nuovo libro dello storico Sergio Luzzatto. E alla vigilia del 25 aprile, dei discorsi ufficiali e dei cortei, delle distinzioni tra storici e addetti ai lavori, riapre le vene aperte del dibattito sulla Resistenza e sulla Liberazione. Perché in quella pattuglia sul Col de Joux militava Primo Levi, l’uomo che più di ogni altro ha fatto e scritto per ricordare a ciascuo di noi l’Olocausto e la barbarie della II Guerra mondiale.
Sul “partigia” Levi e sul suo ruolo in quella fredda mattina, Luzzatto ha scritto un volume puntuto e documentatissimo, 300 pagine fitte di testimonianze inedite e ricerche d’archivio, seguendo il filo di un’ossessione. “ Faccio lo storico da 30 anni – spiega nell’introduzione – ma nessuna ricerca mi ha mai interpellato, appassionato, travagliato come in questo caso”.
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