
Don Vito Piccinonna, assistente nazionale del settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana, ci aiuta a vivere questi giorni di novembre in cui celebriamo i Santi e ricordiamo i cari defunti. Un’opportunità per una riflessione profonda sul senso stesso della nostra vita.
“Se quando s’immerge la mano nel catino dell’acqua,
se quando si attizza il fuoco con il soffietto,
se quando si allineano interminabili colonne di numeri al proprio tavolo contabile,
se quando, scottati dal sole, si è immersi nella melma della risaia,
se quando si è in piedi davanti alla fornace del fonditore,
non si realizza la stessa vita religiosa proprio come se si fosse in preghiera in un monastero,
il mondo non sarà salvo” (Gandhi).
Tanti uomini e donne si sono sempre interrogati sul miglior modo di piacere a Dio. Da sempre. Hanno cercato nei Libri sacri o nelle diverse esperienze religiose lo stile più giusto per stare dinanzi a Dio.
Tra di loro molti dal Vangelo hanno fatto dipendere la propria vita, le proprie scelte, l’impegno nella Chiesa e nella storia. E il Vangelo ci ha raccontato di un Padre che vuole che tutti i suoi figli assomiglino il più possibile al Figlio, all’Amato. Col Concilio, poi, abbiamo scoperto che questa santità è possibile e che è possibile per tutti. E la vita di ogni giorno ci mostra che in questo enorme cantiere che è la storia dell’umanità, in mezzo a tutte le crisi che si vivono, solo i Santi aiutano a far sì che la storia non sia “devastata” (cfr. Ap. 2,3), che possa continuare ad essere colorata e impreziosita da uno stile di bellezza e di verità che trova nelle Beatitudini evangeliche il riferimento portante per l’impegno; in questa storia che, senza i Santi, sarebbe troppo triste; in questa storia che non va verso il nulla e la morte ma verso “i cieli nuovi e le terre nuove”.
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