69 anni fa, alle ore dieci e quaranta, uno stormo di aeroplani dell’esercito alleato spuntò dalla vetta del monte Cacume e, con lo scopo di colpire la stazione ferroviaria e il ponte sul fiume Sacco, fece cadere centinaia di bombe sul centro di Ceccano. Quel giorno, il 3 novembre 1943, persero la vita 18 persone (11 dei quali a Borgo Pisciarello, dove venne distrutta la famiglia Cristofanilli), e centinaia furono i feriti. Dopo secoli di pace, la guerra tornava in tutta la sua feroce brutalità ad abbattersi su Ceccano, e in sette mesi, fino alla liberazione del maggio 1944, causò la morte di 102 civili, più centinaia di mutilati e di feriti, segnando per sempre un’intera generazione di ceccanesi.
Nel 2003, in occasione del 60° anniversario della sciagura, IndieGesta realizzò il documentario “Ore dieci e quaranta”, con le testimonianze dei sopravvissuti a quel tragico evento. Quel video, oltre a ricevere l’anno seguente il Premio INARS Ciociaria, contribuì notevolmente al riconoscimento nel 2004 da parte del Presidente della Repubblica di allora Carlo Azeglio Ciampi della Medaglia al Merito Civile al gonfalone della città di Ceccano. Oggi come allora, ricordiamo le vittime di una barbarie che da lì a pochi mesi avrebbe messo in ginocchio la nostra città, costretta a pagare, con un tributo di oltre 200 vittime tra civili e militari, il proprio triste dazio alla storia.
Per non dimenticare.

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Mi piace la storia e soprattutto quella storia fatta di persone comuni. Non mi piacciono le guerre, ma, si sa, la seconda guerra mondiale, fu in qualche modo necessaria, dal momento che non si era fatto nulla per prevenirla. Purtroppo, al giorno d’oggi si è attenti a tante altre situazioni, i problemi sono altri, e ci si dimentica di ciò che è accaduto nemmeno un secolo fa. Bene ha fatto l’articolista a ricordarcelo!
Va anche ricordato che era precisa volontà dei cosiddetti “liberatori” quella di colpire le popolazioni civili, con una crudeltà davvero spaventosa, degna dell’Inghilterra e degli USA peggiori, come stati canaglia.
E’ un caso davvero unico: i liberatori liberavano i cittadini sì, mandandoli all’altro mondo!