Il presidente del Consiglio Mario Monti con il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, durante il Forum nazionale dei giovani all’Università Gregoriana
A lanciare l’appello per i giovani – dopo che dalle celebrazioni di Palermo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva già sottolineato come si debba «fornire prospettive di lavoro degno e durevole per i giovani» – è nel primo pomeriggio Draghi che torna a Roma per commemorare Federico Caffè, suo professore e maestro di vita oltre che economista riformista. Il presidente Bce sceglie il mondo accademico de La Sapienza, per ricordare alle centinaia di studenti che lo ascoltano il rischio a cui proprio loro potrebbero andare incontro in lavori marginali «come fare le fotocopie».
Ma il premier Mario Monti, intervenendo poco dopo al Forum Nazionale Giovani assicura loro che non devono sentirsi soli, ma piuttosto rappresentano la priorità del governo. Mentre fuori dall’aula Tarantelli, dove oltre a Draghi interviene anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, si respira tensione per le proteste di molti studenti, il capo della Bce, accolto con una standing ovation dagli oltre 600 giovani presenti in sala, inizia il suo intervento citando le parole dello stesso Caffè. «Il pieno impiego non è soltanto un mezzo per accrescere la produzione, è un fine in sé», sosteneva l’economista e Draghi gli fa eco dicendo che «è un dovere della politica economica agire affinchè l’economia possa avvicinarsi quanto più possibile alla piena occupazione».
«Siete una delle nostre priorità» assicura Monti alla platea del Forum nazionale Giovani. E ricorda loro che: «La riforma del mercato del lavoro favorisce una distribuzione più equa delle risorse, estendendo le garanzie a tutti e vi renderà liberi di scegliere il lavoro che volete», promettendo 8 miliardi di euro (il 29% dei fondi strutturali fino al 2013) per la lotta alla disoccupazione giovanile. Draghi chiede così all’Europa un patto per la crescita che si affianchi al fiscal compact da lui lanciato e siglato dai governi.
Per il presidente Bce «superata l’emergenza occorre una diminuzione della spesa corrente e del prelievo fiscale» e l’Ue deve fare il passo «irreversibile» su quale sarà la costruzione politica ed economia su cui poggia l’Euro ora afflitto da “zoppia”. Draghi difende poi l’operato della Bce. Le maxi operazioni hanno »evitato il collasso delle banche« e dei mercati di novembre facendo guadagnare tempo ma non provocano la crescita dell’inflazione che tornerà sotto il 2% entro l’anno.
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