di Marilena Marino
La comunicazione attraverso l’arte
(Caltanissetta 15/5/2012)
“Appena qualche giorno fa ho avuto la fortuna di assistere nello scenario del teatro greco di Siracusa alla ‘prima’ del Prometeo di Eschilo. Al centro è da subito la sofferenza fisica, prima descritta con la brutalità neutra della tecnica, poi avvertita nel lamento e da Prometeo irradiata sulle persone che simpatizzano con lui. Esse non si limitano al coro delle Oceanine (quest’anno interpretate in parte da un cast di danzatrici provenienti dagli States), giacchè la loro empatia si allarga ad un orizzonte più vasto, sente il pianto universale degli uomini sulla sorte del loro benefattore. Nel replicare al Coro che lo invita a non disperare, Prometeo sostiene che:”l’arte è di gran lunga più debole della necessità”. L’arte e, in questo caso, la bellezza struggente del Prometeo confermano invece quanto Platone nel Fedro aveva intuito. E’ come “una scossa salutare che strappa l’individuo a se stesso, che lo ‘rapisce’ (…): il dardo della nostalgia colpisce l’uomo, lo ferisce, mettendogli così le ali”. Per questo l’arte, comunque si appalesi, suscita una emozione che non lascia uguali. Come confermano innumerevoli citazioni di provenienze culturali e religiose diverse, esiste un tratto comune dell’arte e della bellezza, cioè il collocarsi al centro di quanto sta maggiormente a cuore all’essere umano: il senso della vita, le scelte che ci qualificano, l’apertura alla trascendenza. Che è poi ciò che traspare e si comunica nella bellezza dell’autentica opera d’arte, spesso a partire da quell’inquietudine che così bene esprime Giacomo Leopardi:
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
continua qui lartista-custode-della-bellezza.html
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