Ceccano ha tantissime emergenze archeologiche: il termine è utilizzato per definire tutti quei resti dell”antichità che, appunto, emergono in un territorio. Lo si è sempre saputo ma un impulso straordinario c’è stato con i lavori della superveloce ferroviaria, a metà degli anni 90.
Mettere piloni di cemento di un viadotto in una zona chiamata le cocce forse non è prudente e così sono venute alla luce la villa romana di Cardegna, il sito cultuale della fontana della grotta, gli ipogei sparsi sul territorio.
Si pensi che soltanto dal territorio di Ceccano sono stati tirati via reperti archeologici per oltre 200 cassette, oltre a gioielli ed altri materiali. Il tutto è conservato a Palazzo Antonelli, nelle cantine. Solo nel 2012, la giunta Ciotoli ha provato ad istituire un antiquariiumnel castello dei Conti, assolutamente insufficiente all’esposizione dei pezzi, ma anche questo è riumasto soltanto una pia intenzione. Eppure ci sono città più piccole di Ceccano che nell’archeologia hanno trovato un tesoro economico.
La storia la trovate qui 121-per-non-dimenticare-ritrovamenti-archeologici-tav.html
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