Così RiccardoCucchi, radiocronista Rai per 9 olimpiadi e 7 mondiali di calcio, una delle figure trainanti di tutto il calcio minuto per minuto, una di quelle voci che ci hanno fatto sognare in tante occasioni, ha definito il rapporto tra il calcio e le giovani generazioni oggi. Giocare al calcio oggi – ha detto – è acquistare un prodotto: non ci sono spazi liberi per i bambini che vogliano correre dietro ad una palla e divertirsi. Le famiglie devono pagare per mandarli ad una scuola dove non ci si diverte ma si impara a diventare campioni. Invece, secondo Cucchi, le amministrazioni dovrebbero reperire spazi di libertà per i bambini, in cui si possa portare un pallone e giocare, senza mister, istruttori, allenamenti, esercizi, soltanto giocare. Riccardo Cucchi è intervenuto nella Biblioteca Comunale di Ceccano, venerdì 7 novembre, alle 21, davanti ad un folto pubblico, formato da giocatori e appassionati per presentare il suo ultimo libro: Un altro calcio è possibile. Cucchi ha descritto anche la crisi delle tifoserie, spesso ridotte ad essere strumento di proselitismo politico ma ha anche messo in evidenza come i valori del calcio, l’uguaglianza, il rispetto, possano ancora dare una speranza a questo sport che ha reso la pratica sportiva popolare, aprendola a tutti. Per giocare a pallone bastano appunto una palla e uno spazio aperto in piano, niente altro. Cucchi ha anche criticato il sistema del calcio internazionale che si basa fondamentalmente sulla ricerca esasperata di altre risorse finanziarie: soltanto così si spiegano campionati del mondo giocati nel deserto.

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