Sulla Villa Imperiale della Cardegna a Ceccano, ospitiamo volentieri un altro intervento dell’arch. Vincenzo Angeletti Latini

Per la realizzazione della T.A.V. nel 1996, a seguito di indagini per il rilevamento di
ordini bellici, venne alle luce materiale archeologico che anticiparono i successivi
trovamenti. Si trattò di importanti strutture insistenti su un’ampia area, in parte già
conosciuta nella seconda metà dell’ottocento.
Nel 1868 don Michelangelo Sindici, ispettore onorario alle Belle Arti e autore del noto
libro: Ceccano. L’antica fabrateria, visitò le strutture emergenti in contrada Le Cocce
o San Marco con l’archeologo Piertro Ercole Visconti. In tale occasione il Sindici
espresse l’ipotesi che il nome del fosso Morrecine derivasse dalla storpiatura del
politico e prefetto romano M. Arrecino Clemente, che il Visconti condivise.
Il Visconti aveva già eseguito, nel 1825, nella zona scavi, per conto della duchessa di
Berry con il trovamento di un’iscrizione sepolcrale di tale Aurelia Capitolina. Di tale
iscrizione non se ne ha più avuta notizia.
Ma dobbiamo arrivare al 1893 quando il colono, Antonio Mastrogiacomo, segnalò al
proprietario del fondo, March. Filippo Berardi (fratello di mia bisnonna Apollonia) il
rinvenimento di murature antiche ben conservate.
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