di Andrea Ciotoli, ingegnere
Una stazione meteo collocata sul territorio in zona Colle Antico a Ceccano mostra, nel grafico della mattina, un picco istantaneo di 213 mm/h attorno alle 7:10 e una media circa oraria di 65–70 mm (stimata dalla crescita della curva cumulata nell’intorno dell’evento).

liberamente consultabile a questo link nei prossimi tre giorni https://www.ecowitt.net/home/share?authorize=2YEDQ7
Per il bacino del Liri (dove ricade Ceccano, essendo il Sacco suo affluente), intensità di questo ordine rientrano nello scenario più critico della Protezione Civile (allerta rossa per rischio idrogeologico/idraulico) pur con le cautele dovute alla localizzazione puntuale della misura.
Il cambiamento climatico rende più difficili le previsioni e più frequenti gli eventi brevi ed estremi, sollecitando società e infrastrutture come mai in passato. La cultura e la cura del territorio devono essere una responsabilità condivisa: il settore pubblico con provvedimenti e strategie adeguate; il privato con comportamenti coerenti nelle proprietà, dove spesso le norme progettuali trascurano aspetti idraulici e manutentivi decisivi.
Nelle scorse settimane ho visto interventi contrari alle buone pratiche, “salvati” solo dall’assenza di piogge in fasi critiche, e ho visto drenaggi di murature proprio nel centro storico otturati per evitare la nidificazione dei piccioni. Sommati, questi “dettagli” favoriscono i danni (aiutano la “sfortuna”) e impediscono la corretta regimazione delle acque, generando i fenomeni osservati.
Se l’acqua non defluisce, impregna e dilava: l’asfalto si disgrega e i muri cedono.
Tutto contribuisce, l’unico modo per costruire insieme sicurezza è parlare delle questioni tecniche, monitorare i rappresentanti a lavorare per il bene comune, girarsi al proprio prossimo aiutandosi a vicenda (quante volte i pareri dei tecnici sembrano solo inutili carte?) e spiegare che, quando una fattispecie viene presa sottogamba perché ritenuta sicura per tutti, in realtà potrebbe non esserlo affatto.
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Eccesso d’acqua oppure mancanza di manutenzione del terreno. I canali di drenaggio le cosi dette “Cavate” per raccogliere le acque sono state tutte chiuse e utilizzate a vantaggio dell’edificazione selvaggia e urbanizzazione incontrollata.