Con grande piacere pubblichiamo un lavori di ricerca di Luigi Compagnoni sulla Villa imperiale di via Cardegna a Ceccano. Potrete leggere qui una introduzione e qui invece l’intera ricerca
Introduzione di Luigi Compagnoni, architetto

Questa ricerca nasce per riportare al centro dell’attenzione pubblica uno dei siti archeologici più
significativi – e più dimenticati – della Valle Latina: la villa romana in località Le Cocce, a Ceccano.
Scoperta alla fine dell’Ottocento e riemersa con chiarezza durante i lavori dell’Alta Velocità
Roma–Napoli (1996–1998), la villa è oggi interrata e non fruibile, nonostante l’eccezionalità dei
dati raccolti sul campo. L’indagine propone un quadro aggiornato e multidisciplinare che tiene
insieme storia, topografia e tecniche edilizie con proposte di valorizzazione e fruizione culturale
dell’area archeologica.Sono stati sviluppati e approfonditi tre ambiti principali di ricerca:
- verifica critica delle fonti, dalle cronache di fine Ottocento all’ampia documentazione
scientifica a seguito degli scavi TAV; - contestualizzazione storico-topografica entro l’ager di Fabrateria Vetus (Ceccano), lungo gli
assi della via Latina e della Valle del Sacco; - proposta operativa per la tutela e la fruizione, con soluzioni museali e strumenti digitali
innovativi ed immersivi per l’utente (HBIM/VR/AR).
La tradizione locale attribuisce il complesso all’imperatore Antonino Pio:un dato da maneggiare con prudenza a cui non è stato possibile dare certezza storica, ma coerente con la qualità delle strutture e con il ruolo del territorio in età imperiale. Gli scavi del periodo 1996–1998, a seguito delle indagini archeologiche, resisi necessari per la realizzazione del viadotto della ferrovia ad alta velocità, hanno restituito la planimetria estesa di una residenza extraurbana di grande pregio – almeno 7.500 m² messi in luce – con giardino porticato, ambienti di rappresentanza e un unicum nel panorama locale: due distinti complessi termali, serviti da sistemi di riscaldamento dell’acqua con ambienti destinati a ipocausto, vasche e praefurnia. Tra i pavimenti spicca un mosaico bicromo a tema marino (amorini su mostri marini), tipologia iconografica che conferma la destinazione d’uso degli ambienti.
L’approvvigionamento idrico era garantito dalla sorgente del Morrecine e da un acquedotto
ipogeo (tramite condutture interrate); le murature documentano fasi diverse di costruzione (opus
latericium e listatum , tecniche edilizie romane), indizio di un’evoluzione lunga tra età
repubblicana e tardo imperiale. L’ipotesi di una trasformazione in mansio (stazione di posta) lungo
la via Latina nel III secolo spiega l’ampliamento dei servizi termali e la monumentalità degli accessi.
Che cosa non funziona oggi
Dopo gli scavi, l’area è stata ricoperta per motivi conservativi e non è fruibile; i reperti sono in
deposito e il museo comunale previsto a Castel Sindici non è mai entrato in funzione. La mancanza di segnaletica, perimetrazione e un progetto unitario di valorizzazione ha consegnato il sito
all’oblio, pur in presenza di un interesse scientifico solido e di materiali d’archivio di prim’ordine.
Che cosa propone la ricerca
Parco archeologico a fruizione controllata: riesposizione selettiva (aree chiave come il
peristilio e mosaici), percorsi protetti, pannellistica bilingue e dispositivi per l’accessibilità
universale.
Museo civico: allestimento modulare a Castel Sindici per i reperti della villa del Cardegna e
del comprensorio, con sezioni didattiche e percorsi tattili.
Ricostruzione digitale: modello HBIM e ricostruzioni VR/AR per “rendere visibile
l’invisibile” sia in loco sia online, sovrapponendo la ricostruzione virtuale alle strutture oggi
interrate.
Rete territoriale: integrazione con il paesaggio culturale e storico del territorio (centro
storico, parchi e percorsi naturalistici ,castello dei Conti ecc..), eventi tematici e programmi
educativi con scuole, associazioni e università.
Conclusioni : innovazione e sostenibilità
Il valore aggiunto non è solo nella sintesi dei dati storici e archeologici analizzati, ma nella messa a
sistema di strumenti e attori: tutela archeologica, pianificazione urbanistica, mediazione
culturale, innovazione digitale. La ricerca traduce la “grande villa nascosta” in un progetto
concreto e sostenibile, in linea con le migliori pratiche italiane su siti analoghi, per trasformare
un’eredità interrata in un volano di identità e sviluppo locale. la Villa del Cardegna è un bene di
rango, ampiamente documentato e tecnicamente interpretabile, che attende solo di essere
restituito alla collettività con metodi contemporanei. Questo lavoro offre il percorso: basi storiche
verificate, lettura architettonica e un piano operativo che unisce parco, museo e digitale,
chiamando istituzioni e cittadinanza a una responsabilità condivisa.
La Villa Romana del Cardegna a Ceccano emerge, alla luce di questa ricerca, come un sito di
eccezionale rilievo storico-archeologico purtroppo non adeguatamente valorizzato.
Tuttavia, questa ricerca delinea una serie di azioni concrete e strategie che – se attuate –
potrebbero invertire la rotta. La valorizzazione della Villa del Cardegna può e deve passare come
detto in precedenza per un approccio multidisciplinare: urbanistico, pianificando il territorio in
funzione della tutela dei siti presenti sul territorio comunale; tecnologico, sfruttando la realtà
virtuale e gli strumenti digitali per rendere fruibile l’invisibile; sociale, coinvolgendo cittadini e
associazioni in una gestione partecipata; economico-culturale, integrando l’offerta archeologica in
un sistema turistico locale più ampio.
Il caso di Ceccano potrebbe diventare un modello virtuoso di recupero di identità territoriale: un
comune industrializzato della Valle del Sacco che oggi attraversa un profondo ed inarrestabile
declino economico che riscopre nel suo sottosuolo agrario le tracce di un passato glorioso e le
utilizza per costruire un futuro sostenibile, a misura di comunità e aperto al mondo.
Nota: la ricerca è dedicata alla memoria degli archeologi Desideria Viola e Mauro Bombelli,
prematuramente scomparsi, che attivamente lavorarono al sito e ai quali devo molte delle
informazioni storiche e soprattutto idee e proposte per la musealizzazione dei reperti a Castel
Sindici.
potete leggere la ricerca completa qui
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Per valorizzare ed eseguire le proposte è fondamentale incoraggiare un dialogo aperto e la collaborazione convinta di un’amministrazione comunale a realizzare una risorsa preziosa e condivisa. Provare è il primo passo per cercare di fare qualcosa e non mollare fino a che non si ottiene il risultato positivo per la collettività ceccanese.