Il fuoco ha quasi raggiunto le abitazioni, ha terrorizzato i residenti, ha anche provocato solidarietà e condivisione, unione di intenti, collaborazione tra istituzioni, volontari e cittadini, ognuno dei quali ha fatto quello che ha potuto. Nonostante l’impiego di tanti mezzi, anche aerei, le condizioni della vegetazione e il vento teso hanno portato alla distruzione di gran parte del patrimonio boschivo, compresi migliaia di alberi di ulivo. Il numero degli incendi e le condizioni di propagazione stanno diventando un elemento che deve diventare di importanza fondamentale per la nostra vita. I boschi di Villa sono bruciati perché, pur essendo state programmate, non si è fatto in tempo a realizzare quelle opere che possono essere decisive nel contenere un incendio a cominciare dalle linee tagliafuoco, che servono appunto ad impedire che le fiamme possano passare da un settore all’altro di un bosco. Oltre ai viali tagliafuoco, sono indispensabili la manutenzione della viabilità forestale per consentire ai mezzi di soccorso di raggiungere anche le zone più impervie, la realizzazione di vasche di rifornimento idrico, alimentate dalle acque piovane e la pianificazione degli interventi. Ma la chiave vera della lotta agli incendi sta nella rilevazione e gestione di potenziali fonti di innesco e controllo delle aree a rischio. E oggi le tecnologie a disposizione possono mettere a disposizione diversi strumenti come i sensori con termocamera e quelli a gas che funzionano 24 ore su 24 e riescono a dare un allarme incendio estremamente precoce e a coprire fino a 20 mila ettari. Pensate ad una telecamera di questo genere sulla torre del castello di Ceccano, in grado di sorvegliare il territorio con continuità. C’è da investire su questi strumenti se vogliamo salvare l’ambiente in cui viviamo.

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