Si accende il dibattito sullo stemma della Città di Ceccano, dopo l’intervento dell’arch. Angeletti che ha invitato il sindaco Querqui a rivedere lo statuto comunale per le sue imprecise indicazioni sullo stemma, ospitiamo un contributo dell’avv. Gizzi, già assessore alla cultura.
Lo stemma del Comune di Ceccano
di Stefano Gizzi
Vorrei integrare l’intervento dell’Arch. Vincenzo Angeletti Latini, sempre stimolante e appropriato, sulle vicende complesse dello Stemma della Città di Ceccano. Non vi è alcun dubbio che lo Stemma, attualmente in uso, sia errato nella composizione degli elementi araldici e nell’uso della corona. Da moltissimi anni, ho potuto raccogliere informazioni e immagini inedite dello Stemma di Ceccano, con versioni davvero belle e di assoluto valore. Nel 2018, con la pregevole opera grafica di Alessio Patriarca, siamo riusciti a presentare una prima ipotesi di Stemma di Ceccano, accettabile dal punto di vista storico e araldico. Questa versione ebbe un grande successo e la cartolina artistica, pubblicata in migliaia di copie, andò a ruba. Ora, sempre con Alessio Patriarca, avevamo preparato due versioni definitive dello Stemma Comunale, da sottoporre al gradimento dei cittadini e delle autorità comunali. Ma le tensioni dello scorso anno, molto prima della fine ingloriosa della consiliatura, non permisero di porre in atto le iniziative amministrative necessarie a chiudere questa vicenda dello Stemma, che sono le seguenti:
1) Modifica dell’articolo dello Statuto di Ceccano che descrive lo Stemma, in cui vi sono imprecisioni inaccettabili ed assurde, segnalate da anni. Ad esempio, la definizione dell’Aquila dei de Ceccano “ad ala spiegata”, mentre la realtà storico-araldica è proprio contraria, cioè l’Aquila ad “ala piegata”, come descrivo meglio sotto.
La presenza di una corona assolutamente non conforme, poiché, per semplificare, avendo Ceccano il titolo di Città, concesso da Papa Gregorio XVI, nel 1844, la corona da apporre sullo Stemma è quella con le Torri. A Ceccano, purtroppo, si usa la Corona di Marchese, evidentemente ripresa dallo Stemma del Marchese Filippo Berardi.
E queste enormità, come l’uso di mezza Aquila bicipite, particolare quasi comico, la troviamo tranquillamente in tutte le carte intestate e immagini del Comune di Ceccano! Che fare dunque?
Propongo alla nuova Amministrazione di incaricare immediatamente la Commissione Consiliare di revisionare l’articolo dello Statuto Comunale e definire con termini adeguati lo Stemma Ufficiale della Città di Ceccano. Far votare al più presto questa modifica in Consiglio Comunale, così da avere una base giuridica sicura e fondata, storicamente e araldicamente. Riproporre, sotto lo Stemma di Ceccano, la “Divisa Storica”, cioè l’ornamento esteriore, una striscia di carta che riporta alcune parole in latino che esprimono la fierezza della discendenza dei ceccanesi dai cultori di Ercole in Fabrateria Vetus. Su questo significativo cartiglio abbiamo rinvenuto immagini bellissime dell’antico Gonfalone in uso fino alla Seconda Guerra Mondiale e disperso durante il conflitto. Il Gonfalone in uso fino a pochi anni fa e visibile ora nella teca nella vecchia Sala Consiliare, fu realizzato dalle benemerite Suore della Carità di Santa Giovanna Antica nell’immediato dopoguerra. Ovviamente, inserirono la Corona che si conosceva, quella da Marchese, di Filippo Berardi!
Lo Stemma della Città di Ceccano deriva direttamente dall’Arma del Cardinale Annibaldo IV di Ceccano (sec. XIV) ed è di tipo “bipartito”, cioè diviso in due parti verticalmente.
A sinistra di chi guarda, raffigura lo Stemma dei Conti “de Ceccano”, cioè più di mezza Aquila imperiale, con l’attributo araldico “dell’Ala abbassata”, o “Volo abbassato”, cioè con l’Ala che rivolge la punta verso il basso. A destra di chi guarda, lo Stemma della Famiglia Stefaneschi, dalla quale provenivano la Madre di Annibaldo e lo zio, il celebre Cardinale Giacomo Stefaneschi, amico di Giotto a cui il porporato Ceccanese era molto legato.
Lo Stemma Stefaneschi reca sei bande alternate, con disegnate nella seconda Banda tre “mezze lune”, nella quarta due “mezze lune”, e nella sesta una “mezza luna”. Mezze lune tutte “montanti”, cioè con le punte rivolte verso l’alto.
Nella versione Ceccanese, i colori, cioè gli “Smalti araldici”, sono il rosso e il bleu nelle bande, il campo dell’Aquila è in oro e l’Aquila in argento.

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