Il recente dibattito sul 25 aprile e sulla Resistenza, che si è tenuto a Santa Maria a fiume, a Ceccano, lunedì 28 aprile, continua a suscitare interesse e considerazioni. Riceviamo e pubblichiamo volentieri
Qualche precisazione sulla Festa della liberazione
di Vincenzo Angeletti Latini
Stavo completando questo contributo quando ho ricevuto una locandina per l’incontro previsto
per lunedì 28 aprile, nel salone parrocchiale di S. Maria a Fiume “80 anni fa. La fine della guerra
e l’arrivo della pace, 1945-2025. Ceccano, primo anno di pace-il contributo della Resistenza”. Ho
quindi pensato, essendo impossibilitato a parteciparvi, di renderlo pubblico come modeste
considerazioni alla festa di liberazione da poco trascorsa, anticipando una serie di miei prossimi
articoli. Saranno questi maggiormente pertinenti ai temi dell’incontro in premessa; il primo
riguarderà l’antifascismo ceccanese (ante dimissioni di Mussolini). Argomenti difficili e
controversi ma che approccerò cercando, come ho già fatto in “Tre ceccanesi tra via Rasella
e le Cave Ardeatine” visionabile sul blog di Pietro Alviti, che ringrazio della consueta
disponibilità, di trattare con la maggior “imparzialità” possibile.
Credo sia interessante ripercorrere l’iter legislativo ma anche le vicende che hanno portato
all’istituzione della festività, scoprendone aspetti poco noti.
Con decreto luogotenenziale (l’Italia era ancora monarchica) del 22 aprile 1946 n. 185
«Disposizioni in materia di ricorrenze festive», a firma del luogotenente generale, Principe di
Piemonte Umberto di Savoia, e del Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, all’art. 1,
troviamo:
«A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è
dichiarato festa nazionale.»
Si tratta dell’istituzione della liberazione come festa nazionale.
Va inoltre ricordato che il fascismo aveva tra le feste nazionali:
-23 marzo (anniversario della fondazione dei Fasci di Combattimento);
-28 ottobre (anniversario della Marcia su Roma);
-21 aprile (“Natale di Roma – Festa del lavoro”) per celebrare la fondazione della città,
abolendo il 1° maggio come festa internazionale dei lavoratori,
si tratta di giornate ufficiali dedicate a eventi legati alla fondazione e all’ideologia del Partito
Nazionale Fascista.
Al riguardo va osservato che all’art. 3 del predetto decreto luogotenenziale, oltre l’abrogazione
delle festività fasciste è rintrodotto il 1° maggio e sono inseriti nuovi giorni festivi e aspetti
retributivi delle medesime:
«Fino a quando non venga diversamente stabilito, nelle ricorrenze dell’Anniversario
della Liberazione (25 aprile), della Festa del Lavoro (1° maggio), dell’Anniversario
della Vittoria in Europa (8 maggio), che sono dichiarate giorni festivi a tutti gli
effetti civili, nell’anniversario della Vittoria della guerra 1915-18 (4 novembre),
lo Stato, gli enti pubblici ed i privati datori di lavoro sono tenuti a corrispondere ai
lavoratori da essi dipendenti, ancorche’ non vi sia prestazione d’opera, la normale
retribuzione giornaliera, compreso ogni elemento accessorio di questa. […]»

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