E’ ormai diventato uno delle voci più autorevoli del cattolicesimo statunitense, tanto che la CNN lo chiama spesso a commentare ciò che accade nella vita della Chiesa cattolica. Ed anche per la morte di Papa Francesco, P. Enzo Del Brocco, ceccanese doc, passionista, è stato intervistato nel corso delle trasmissioni che la rete all news ha dedicato alla scomparsa improvvisa del Pontefice.

Potete vedere l’intero filmato qui
Qui la trascrizione in italiano dell’intervista:
Isa Soares: certamente un’effusione di dolore e di amore, direi, per il Papa. E su questa nota, voglio coinvolgere padre Enzo del Brocco da Pelham, New York. Padre, grazie mille per essere con noi. Innanzitutto, le sue riflessioni sulla scomparsa del Papa, un Papa che era così caro a tanti, anche a coloro che non appartengono alla fede cattolica.
P. Enzo Del Brocco: Sì. Buongiorno. Certamente direi che è uscito di scena nello stesso modo in cui è entrato, con gli stivali ai piedi. Voleva ancora, sapete, su una sedia a rotelle. E voleva poi, sapete, attraversare la piazza un’ultima volta, quasi per dire addio alle persone che avevano pregato per lui. E non lo dimenticherò mai. Infatti, quella prima sera dal balcone, quando ha semplicemente rotto i protocolli dicendo solo “buona sera”. E prima di dare la benedizione al popolo, chiedere al popolo di pregare per lui, penso che sia stata davvero una delle cose che mi ha sempre colpito. Su come fosse più di quanto direi. Sì, certamente era il Papa, ma in realtà era il pastore del suo popolo e non solo della Chiesa cattolica, come lei ha detto, ma davvero per tutti. Aveva davvero a cuore tutti. Voleva raggiungere tutti, certamente con un cuore pieno di tenerezza che in qualche modo ha segnato anche la sua prima omelia da pontefice. E la sua prima esortazione apostolica… lui vedeva, parlava anche di questa rivoluzione della tenerezza. Quindi, cambiare davvero le logiche del mondo che riguardano sempre l’efficienza, il successo, e invece mostrare come davvero voleva raggiungere tutti il più possibile.
Isa Soares: Sì. E ricordo quando visitò il mio paese natale, il Portogallo, quando disse: “todos, todos, todos”, tutti, tutti, tutti, che dice tanto di questo pontificato e di chi era Papa Francesco. E so anche, padre Enzo, che lei ha trascorso gran parte del suo ministero con persone davvero ai margini ad Haiti, a Napoli, luoghi che a volte molte persone trascurano. Ma non questo Papa, cosa a cui teneva profondamente. Andava sempre dal suo gregge, pensava sempre a coloro che non avevano un pastore o una voce, agli emarginati. Come l’ha plasmata? Come i suoi insegnamenti e il suo modo di porsi? Come l’hanno plasmata come persona?
P. Enzo: Oh mio Dio. Penso che abbia davvero operato una rivoluzione in me. Perché il suo tendere la mano, il suo voler mettere in evidenza l’importanza delle periferie e non solo per portare attenzione su di esse, ma davvero per portarle al tavolo, in modo che anche le loro voci possano essere ascoltate e partecipino anche alle decisioni del loro futuro. Ricordo, ad esempio, la prima visita che fece da Papa quando andò a Lampedusa, e davvero quel gesto, quell’azione di andare lì, gettare la corona in mare in memoria di tutte le vittime della tratta di esseri umani, di tutti coloro che sono morti cercando di realizzare un sogno nella loro vita, fuggendo da situazioni di povertà, di guerra, di violenza, di disastri, e portando l’attenzione del mondo intero e davvero, davvero divenne la voce dei senza voce. E lo sapeva molto bene, perché se ben ricordo anche quando era cardinale, una volta disse che più alta è la posizione che si ricopre nella Chiesa, specialmente, più si è chiamati a chinarsi come Gesù, specialmente verso coloro che sono poveri e che sono emarginati. E parlava spesso di questa cultura dello scarto che sta creando molti rifiuti umani. E voleva mostrare a tutti che nessuno è uno scarto. Non c’è vita che sia sacrificabile. E in realtà i più vulnerabili meritano davvero attenzione. E a livello personale, non lo dimenticherò mai. Dopo il mio secondo anno, ero ad Haiti come missionario. Stavo visitando la mia famiglia in Italia ed era un periodo in cui, sapete, sentivamo come lui semplicemente prendesse il telefono e chiamasse qualcuno che era malato o che gli aveva scritto. Ed era davvero aperto a incontrare le persone. Così chiesi se sarebbe stato possibile incontrarlo. E, certo, entro tre giorni ricevetti una risposta. Potei celebrare la messa con lui, e poi quando gli dissi che venivo da Haiti mi diede questo abbraccio. Che era come l’abbraccio di un padre. E questo mi colpì molto perché mi mostrò il pastore che vuole davvero sentire l’odore delle pecore. Non stava abbracciando me, me come missionario, sapete, che sta andando da qualche altra parte? No, no, stava abbracciando Haiti e il popolo di Haiti e il fatto che molti dei suoi viaggi sono stati anche in luoghi di solito dimenticati. L’ultimo, per esempio, in Papua Nuova Guinea, quando è andato in Myanmar, quando è andato in Sud Sudan e il fatto anche che ha nominato almeno 20 cardinali in luoghi che, per tradizione, non avevano mai avuto un cardinale. Era davvero, era davvero un modo, non tanto per, sapete, dare un onore a una persona, ma in realtà stava onorando il popolo, specialmente quelli ai margini, in modo che tutti abbiano una voce alla tavola di Cristo. Che è la Chiesa.
Isa Soares: Si capisce quanto l’abbia toccata, quanto sia commosso, padre, e quanto abbia tratto dal suo incredibile leadership. E un grande esempio, come ha detto padre Enzo, della fede cristiana e della sua semplicità e della sua umiltà, così importanti, padre Enzo. Grazie.
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Lascia un commento