di Vincenzo Angeletti Latini, architetto

È da tanti anni che studio l’architettura ma anche della storia dell’antico complesso che incombe, sull’abitato dalla sommità del colle di Ceccano. Noto alla mia e precedenti generazioni esclusivamente con il topònimo di Le carceri, dall’ultimo utilizzo, fino agli anni ’70 a casa circondariale. Ricordiamo tra gli “ospiti” illustri, oltre Teresa, la ladra immortalata nell’omonimo romanzo da Dacia Maraini, ma anche Franco Citti e Alfredo Leggi, attori sotto la regia di un teatro sperimentale diretto da Carmelo Bene. Dopo l’acquisizione al patrimonio comunale è stato, ed è tuttora, oggetto di interventi, che hanno però cancellato gli adattamenti subiti dal complesso per l’utilizzo, fin dal XVI sec., del maniero esclusivamente a carcere. Un tentativo di riportare a castello basandosi sui pochi elementi originari medievali, che dopo l’abbandono delle strutture allo stato di rudere, vedeva una riproposizione, operata dal march. Filippo Berardi, in stile neogotico, con importanti interventi per una rinnovata casa carceraria. Anche il nome ha seguito l’orientamento dei lavori comunali e a Le Carceri si è sostituito un più, ritenuto, aulico Castello dei Conti de Ceccano poi abbreviato in un anonimo Castello dei Conti, dimenticando che non tutti i membri della famiglia feudale dei de Ceccano erano conti. Per di più esiste la famiglia Conti di Segni, originaria di Anagni, chiamata Conti, ovvero de Comitibus cioè dei Conti, che con il casello di Ceccano non c’entrano nulla. I ceccanesi non nuovi a tali alterazioni di nomi hanno ribattezzato le cantine di Sor Lallo, Sindici, ospitate in un ottocentesco edificio in stile neogotico, Castel Sindici solo per le fattezze. Ovviamente nessuna battaglia vi si è svolta ma ciò basta per poter affermare, anche ai turisti, che restano alquanto interdetti: Ceccano possiede due castelli.
Ma chiudo la questione, che meriterebbe maggiori dovuti approfondimenti, per tornare all’argomento che mi ero prefisso, scusandomi per la lungaggine, però dovuta.
Nel castello de Ceccano, nome corretto se non vogliamo, per brevità, aggiungere: – Colonna, (famiglia degli ultimi feudatari), è rimasta, unica, dopo i saccheggi effettuati, prima dell’acquisizione al patrimonio comunale, una grata.
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