E’ Federico Rampini, una delle grandi firme del Corriere, voce di Prima Pagina, a dedicare al passionista ceccanese un’intera pagina del principale quotidiano italiano nell’edizione dell’8 febbraio, identificandolo come uno dei personaggi più importanti di New York. P. Enzo Del Brocco, ceccanese doc, già missionario ad Haiti, da alcuni anni nella metropoli sulle rive dell’Hudson, a è così inquadrato da Rampini: La periferia degradata di Napoli. Il Bronx durante il Covid. Il mondo dei migranti venezuelani in cerca di asilo a New York. Come ambienti disagiati è già un elenco importante. Eppure nessuna di queste missioni ha «segnato» Enzo Del Brocco. Lui usa questo termine per i sei anni trascorsi sull’isola di Haiti: «È il periodo decisivo della mia vita». Padre Enzo è uno dei sacerdoti italiani più conosciuti a New York. In questi giorni festivi lo si può incontrare alla parrocchia «Our Saviour» (Nostro Salvatore) di Manhattan, dove collabora con la Comunità di Sant’Egidio locale nell’assistenza agli homeless. Haiti resta in cima ai suoi pensieri, e la sua esperienza sul terreno ne ha fatto un esperto consultato dalle Nazioni Unite. Ma le sue missioni sull’isola si sono rarefatte, su ordine dei superiori. Il caos, la violenza, le stragi perpetrate dalle gang che spadroneggiano a Port-au-Prince richiedono risposte estreme, che finora nessuno ha il coraggio di dare. Italo-americano è il termine esatto nel suo caso. «Figlio del Sessantotto» in senso letterale, perché i suoi genitori — padre italiano e madre italo-americana — si conobbero durante una vacanza in Italia nel 1968. Lui nasce l’anno successivo a Pittsburgh (Pennsylvania) e lì trascorre i primi undici anni della sua vita. Perciò è madrelingua inglese. Vi aggiunge la conoscenza di altre sei lingue, cosa che lo ha agevolato nel girare il mondo: le sue missioni lo hanno portato in cinquanta Paesi. C’è anche un periodo di vita italiana, a partire dall’adolescenza a Ceccano in provincia di Frosinone. La vocazione arriva a diciannove anni. La descrive in modo semplice. «Un’estate leggo i Vangeli e ne rimango sconvolto. Tutto il mio modo d’intendere la vita cambia. L’anno seguente, a vent’anni, decido di entrare nei Passionisti. La passione non è quel Dio che viene rifiutato da tanti atei e agnostici: è il Cristo che ancora oggi soffre nel mondo; è l’incontro fra la tenerezza di Dio e la vulnerabilità umana».

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Rampini è un mistificatore. Ha cercato di politicizzare, come suo solito, quella che è una missione di carità che nulla ha di politico. Come se fosse colpa della Russia o della Cina se il popolo haitiano vive nell’indigenza. O se il Venezuela subisce sanzioni da parte dell'”occidente collettivo” perchè i comunisti sono cattivi.
Sono gli Stati Uniti d’America ad aver colonizzato quei territori per decenni, ed averli tenuti sotto controllo per impedirne l’indipendenza.
Noi in famiglia sappiamo che Enzo porta avanti la sua passione con forza e coraggio nei confronti di chiunque perchè è ciò che ci ha insegnato Gesù Cristo Nostro Signore. “Quello che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto a me”.
Pertanto lo sosteniamo e preghiamo per lui.