di Alessandro Ciotoli, presidente di Indiegesta
#NONLUOGHI Parte 6 – L’ANTARES
Avrei voluto scrivere di questo non luogo, che per me è un luogo del cuore, verso la fine di questa “saga” ma è giusto mantenere i focus per non disperdere attenzioni, per cui approfitto dell’intervento delle amiche e amici di Progresso Fabraterno per dire la mia sul Cinema-Teatro Antares. Costruito negli anni sessanta dalla ditta Evangelisti insieme ai famigerati palazzi, in un intervento urbanistico simile al palazzone annesso al Nestor di Frosinone, fu negli anni settanta un luogo di cultura a 360°, non solo cinema ma anche teatro e musica (l’amico Vincenzo Martorella ricorda un concerto degli Area e di tanti altri gruppi storici). Io entrai la prima volta nella sala nel 1983, con l’asilo (andavo alla sezione distaccata di Borgo Berardi che era di fronte al CRAL) ci portarono a vedere il Pinocchio della Disney. Ricordo che arrivammo prima e vedemmo anche il finale di Bomber (film di Michele Lupo con Bud Spencer e Jerry Calà). Era la prima volta che entravo in un cinema. Poi venne chiuso per diversi anni.
Mi era rimasto talmente impresso che al compito scritto di Economia Aziendale all’esame di maturità, 1997, feci la prova inventando una società di giovani che ristrutturava e gestiva l’Antares per un anno, prima di fallire (le procedure di fallimento erano parte dell’esame). Negli stessi anni venne comprato dal Comune, ristrutturato e riaperto nel 2005, con la sala intitolata a Sisto Ciotoli come richiesto dal figlio Peppino, che aveva donato il proiettore e tutto l’impianto per farlo essere un cinema. La gestione comunale, affidata a Mauro Scarsella (
), funzionò alla grande. Gli incassi dei primi anni finanziavano anche le altre attività culturali, tra cui alcune stagioni teatrali dell’ETI. A un certo punto però, la politica iniziò a sbagliare tutto quello che poteva sbagliare.
Nell’autunno 2009 aprì il Multisala Sisto, e la Giunta di allora decise di interrompere la stagione cinematografica perché “ci avrebbero rimesso”, previsione azzardata e sbagliata. Secondo colpo di grazia, tra il 2013 e 2014 avviene il famoso “switch” dalla pellicola al digitale. Escono diversi bandi regionali e ministeriali per adeguare le vecchie sale. Nessuno risponde e, di fatto, il proiettore a pellicola diventa un oggetto da museo. Col tempo, all’Antares si fanno sempre meno cose e iniziano i primi problemi tecnici: piove nei camerini, qualche cassa si rompe e non viene riparata, l’impianto di riscaldamento non funziona.
Nel 2016 viene annunciata una svolta, grazie a un finanziamento di 154mila euro per la messa in sicurezza e l’adeguamento degli impianti. Alla riapertura, il pavimento della sala è sostituito da una moquette che nessuno metterebbe mai nemmeno in casa; l’impianto di riscaldamento funziona meglio, ma c’è sempre il problema che in platea si sta bene mentre in galleria si soffoca; l’impianto antincendio non è il massimo; continua a piovere sui camerini e presto, anno dopo anno, anche sulla sala e sul palco. La decisione oggi, del Commissario, di non darlo per gli eventi può essere anche contestata, ma è legittima e se vogliamo corretta, perché la struttura è problematica e mancano dei requisiti fondamentali.
Ora potrei scrivere che lo dico sul palco a fine festival tutte le volte da almeno 10-15 anni, ma a che serve? Potrei scrivere che quest’anno abbiamo spostato il Dieciminuti Film Festival a Frosinone (dopo che era nato insieme all’Antares, nel 2005, proprio perché esisteva l’Antares!) perché non era più fattibile farlo lì, dove nell’ultimo biennio avevamo speso migliaia di euro per noleggiare attrezzature tecniche funzionanti e sistemarlo nel migliore dei modi; potrei scrivere che ci eravamo stufati di sentirci dire, dopo averlo riempito mattina e sera con migliaia di spettatori per 20 anni, dagli amministratori “dovreste ringraziarci perché ve lo diamo gratis”. Insomma, potrei scrivere tanto altro, ma a che servirebbe?
Serve ora una riflessione seria. Chi amministrerà domani, dopo il commissario, dovrà mettere mano alla pratica Antares, sistemare tutte le cose che non vanno, a livello strutturale, tecnico, documentale, renderlo di nuovo un teatro e un cinema bello, piacevole, funzionale. Chiunque abbiamo portato lì dentro, nonostante per entrarci bisognava passare in mezzo ai due palazzi più brutti dell’universo, restava incantato dall’atmosfera della sala, dalle vibrazioni positive, dalla potenza di un luogo che dovrebbe essere il centro di tutte le attività culturali della nostra comunità.
Avrei mille foto da usare per questo post, scattate lì dentro, ma visto che la settimana prossima torna Giffoni, metto la foto scattata l’ultimo giorno della scorsa edizione, febbraio 2023, con un appello degli amici di Giffoni al sindaco Caligiore “mi raccomando, si impegni per salvare questa sala, è fondamentale per la sua città”, e la risposta “Sì certamente, appena uscirà un bando del PNRR per le sale cinematografiche lo faremo sicuramente”. Nota: il bando per le sale cinematografiche era uscito a dicembre 2021 e scaduto a marzo 2022, e il Comune non aveva risposto.

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