Un caso da manuale lo si definirebbe in una scuola di giornalismo: un gruppo di cittadini che si costituisce in comitato, il Comitato del Centro Storico, perché non capisce il senso di alcuni lavori che riguardano il luogo in cui abitano, una continua pressione sull’opinione pubblica con comunicati stampa e servizi fotografici, la resistenza contro la denigrazione pervicace da parte dei pubblici poteri che, invece di ascoltare le loro richieste, adottavano la tecnica della non considerazione, il coraggio di portare avanti le proprie idee, fino addirittura a convocare una manifestazione che nessuno poteva credere così imponente come quella di domenica 3 novembre. E’ una lezione di democrazia e di comunicazione contrapposta a chi si rifugiava dietro il livore e dietro regole che era il primo a non rispettare. Questo è il significato profondo della manifestazione di domenica sera a Ceccano, che ha espresso la voglia di legalità ma soprattutto il desiderio di tornare ad essere un paese normale, con le sue regole, il rispetto reciproco ma che ha voluto anche sottolineare la voglia di cambiamento, di voltare pagina, un appello agli homines novi che sono presenti in gran numero fra i ceccanesi e che ora sono chiamati a sostituirsi ad una classe politica che ha mostrato il peggio di sé. Non si è trattato, a nostro parere, di una vittoria delle opposizioni, ma dell’affermazione della gente che dopo la bufera delle indagini giudiziarie, chiede un cambiamento radicale.

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