Francesco d’Assisi a Ceccano, il contributo di studio dell’arch. Angeletti


di Vincenzo Angeletti Latini

San Francesco e Ceccano a 798 anni dalla morte

(Assisi, 1181/1182– Assisi, 3 ottobre 1226)

La prima domanda che ci si pone è se ci sia stato un passaggio del Santo a Ceccano.

Don Michelangelo Sindici, nella sua Storia di Ceccano, afferma che durante il viaggio per la Puglia, nel 1224, S. Francesco si sia fermato nella cittadina. A supportare tale assunto, oltre a un’antica e consolidata tradizione, riferisce esistere documenti in tal senso nella biblioteca del Convento di S. Francesco a Terracina, che si vuole fondato nel 1222 dal Santo stesso. In una nota conservata nell’archivio Colonna viene ricordato che l’archivio del monastero di Terracina viene disperso dalle truppe napoleoniche. Profondi rifacimenti vengono messi in atto nel 1874 quando vi viene trasferito l’ospedale civico. Come se ciò non bastasse il 4 settembre 1943 bombardamenti alleati danneggiano gravemente il complesso monastico.

Non abbiamo pertanto alcun documento del soggiorno a Ceccano di S. Francesco.

frangipani stemma

Dobbiamo ricordare che Terracina, all’epoca di S. Francesco, era feudo della famiglia Frangipane. E’ questa un’antica famiglia baronale, che dominò la storia di Roma nei secoli XI e XII. Si divise, sin dai primi del sec. XII, nei tre rami “de Chartularia”,  “de Gradellis” e “de Septizonio”.  

Jacopa de’ Settesoli «frate Jacopa» (Roma, 1190 circa – Assisi, 1239 circa)

Importante è sicuramente evidenziare la parentela di Jacopa, nata dalla nobile famiglia romana de’ Normanni. Costei aveva sposato, restandone vedova intorno al 1210, di Graziano Frangipane, figlio di Pietro e della seconda moglie Maria de Ceccano, sorella di Landolfo I. Conobbe san Francesco d’Assisi nel 1210, quando il santo venne a Roma, e lo aiutò a trovare alloggio presso i Benedettini di Ripa Grande e ad ottenere udienza dal pontefice Innocenzo III, anch’esso parente dei de Ceccano. Francesco, secondo la leggenda, per sdebitarsi con Giacoma le regalò un agnello ammaestrato, che la accompagnò sempre. Sarà una religiosa e beata italiana dell’Ordine francescano secolare. Il forte legame tra i due rafforza un possibile soggiorno a Ceccano, o in uno dei castelli dei de Ceccano, del Santo che potrebbe essere avvenuto durante uno dei viaggi verso il sud o delle prediche “itineranti”.

Frate Jacopa è sepolta ad Assisi vicino la tomba del Santo e una iscrizione la ricorda.

A questi legami di parentela dobbiamo evidenziare anche l’amicizia tra il card. Stefano de Ceccano, camerario di Innocenzo III, e S. Domenico, e tra quest’ultimo e S. Francesco. 

                           S. Francesco e S. Domenico di Guzman

Card. Stefano de Ceccano bassorilievo di Nicola Pisano (Bologna Arca di S. Domenico)

Nella famiglia de Ceccano alcuni membri portarono il nome di Francesco. 

Il miracolo a Ceccano per intercessione di S. Francesco.

Tommaso da Celano, biografo di S. Francesco, descrive questo miracolo, avvenuto tra il 1228 e prima del 1250, e del quale riporto la traduzione dal latino:

“A Ceccano, castello della Campagna, mentre il cappellano Nicola entrava nel mattino in chiesa, per un’improvvisa caduta precipitò tanto miseramente che tutti gli intestini si versarono nelle pudende.

Accorsero i chierici e gli altri vicini, lo sollevarono e lo riportarono a letto.

Per otto giorni giacque così immobilizzato, da non potersi alzare neppure per le naturali necessità.

Chiamati i medici e messi in opera i rimedi dell’arte, aumenta il dolore, né guarisce, anzi si acutizza l’infermità. Gli intestini mostruosamente fuoriusciti, si erano localizzati nell’insolita sede con sì gran dolore dell’uomo, che per ben otto giorni il misero non poté nutrirsi. Ormai disperato e preda della morte, si volse all’aiuto del beato Francesco.

Aveva una figlia religiosa e timorata di Dio, e la esorta a implorare per lui il suffragio di S. Francesco. Esce un po’ fuori la benedetta figlia e, dandosi all’orazione, bagnata di lagrime prega il Padre per il padre.

Gran valore della preghiera! Tosto, mentre ancora prega, il padre la chiama e le annunzia la gioia dell’insperata guarigione. Tutto era tornato alla debita sede, ed egli avvertiva di star meglio che prima della caduta.

Fa dunque voto di avere sempre per patrono il beato Francesco e di celebrare ogni anno come festivo il suo giorno.” 

Tommaso da Celano non indica di quale chiesa si tratti, ma sicuramente deve trattarsi di S. Nicola, che in quel periodo aveva accesso all’opposto dell’attuale.

Il blocco di pietra, unico, che costituisce la base destra del portale (ricomposto) presenta una inclinazione, non presente in quello di sinistra, che può trovare spiegazione solo per accompagnare una scalinata.

Lato destro base portale ingresso chiesa di S. Nicola

Il Perdono di Assisi o indulgenza della Porziuncola

Nel 1216 Onorio III concede a tutti i fedeli che si recano alla Porziuncola di Assisi l’indulgenza che S. Francesco aveva ottenuto dal Padreterno, durante una visione. Questa indulgenza che si lucrava il 2 di agosto si estende, dall’iniziale Porziuncola, a tutte le chiese francescane e benedettine. Verso la fine del 1600 sono interessate dall’indulgenza anche alcune altre chiese “particolari”, fino al 1924 quando le chiese autorizzate potevano essere quelle indicate dai vescovi, purchè distanti da luoghi francescani. Non sappiamo quando sia stata concessa l’indulgenza presso la chiesa di S. Nicola, ma certamente è da collegarsi al miracolo del cappellano Nicola.

Del Perdono di Assisi abbiamo alcuni quadri, di Cesare Tiratelli, che rappresentano la chiesa di S. Nicola addobbata per l’occasione. 

Nell’archivio fotografico di Tiratelli vi sono alcune immagini scattate in occasione del rito della Perdonanza, documenti assolutamente unici che sono stati mostrati in occasione dell’incontro.

 Perdono di Assisi di C. Tiratelli, Chiesa S. Nicola porticina laterale.

C. Tiratelli Il Perdono di Assisi

C. Tiratelli Il Perdono di Assisi

portale, con qualche licenza pittorica, di S. Nicola

Il culto di S. Francesco a Ceccano 

Su disposizione testamentaria del 1348, il Card. Annibaldo de Ceccano, per devozione verso il Santo di Assisi, volle un monastero francescano con chiesa, campanile e cimitero.  Doveva ospitare un minimo di 20 frati ed essere costruito nel parco appartenente a suo fratello Giacomo I, fuori della collina, nella «Villanza». Probabilmente non fu realizzato, come del resto buona parte delle disposizioni testamentarie di Annibaldo, l’intero complesso monastico. Sappiamo della presenza francescana con una chiesa dedicata al Santo d’Assisi nel 1377 e che i frati alloggiavano in alcune abitazioni vicine. Le lotte tra i membri della casata dei de Ceccano portò sicuramente all’abbandono da parte dei frati minori della chiesa e delle abitazioni. La chiesa di S. Sebastiano viene fatta costruire nell’attuale posizione nel 1597, dai Colonna che avevano il martire cristiano come protettore, per il legame con la colonna dove patì il supplizio delle frecce.

Nella chiesa viene ricordato, nell’altare di sinistra, San Francesco nell’atto di ricevere le stimmate.

Ceccano Chiesa di S. Sebastiano         Stessa iconografia in un santino

Molto interessante è la similitudine tra le due immagini. Si aprirebbe al riguardo una questione che richiederebbe maggiori e necessari approfondimenti, che esulano dalla presente trattazione. Si tratta dei rapporti temporali tra le due immagini, ovvero il santino è riproduzione dell’immagine ceccanese o viceversa è essa ripresa dal santino, o per meglio dire si tratta di riprese dallo stesso originale del quale al momento non conosciamo né autore né ubicazione. Sui due dipinti, fronteggiantisi, nella chiesa, oltre “S. Francesco riceve le stimmate” e “La Natività”, sono state dette molte fantasiose congetture che è bene precisare non avere nulla di fondato. 

Per concludere dobbiamo ricordare essere una strada intitolata a S. Francesco.

Su iniziativa del francescano Padre A. Maggi, a ricordo del passaggio del Santo di Assisi, fu collocata davanti alla omonima scuola elementare, nel 1963, una statua bronzea di S. Francesco.

Voglio ricordare lo scomparso Carlo Cristofanilli, infaticabile storico ceccanese, dal cui libretto su S. Francesco ho attinto molte notizie. Sul dipinto “San Francesco riceve le stimmate”, e i riferimenti iconografici, mi sono avvalso dello studio dello storico privernate Edmondo Angelini, anch’esso scomparso.

                                                                  Vincenzo Angeletti Latini

                                                                               architetto

                                                         studioso e divulgatore di storia locale

In occasione dell’incontro del 4 ottobre, nella Chiesa di S. Nicola, ho ricevuto dal Presidente, Ennio Serra,  a nome dell’Associazione Culturale Fabraterni un gradito attestato che con l’occasione ringrazio.


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