Qui ogni anno noi ricordiamo quanto l’odio per l’altro possa condurre a una violenza e a una crudeltà così cruda, che non riesce più a vedere nell’altro, e allora era l’ebreo, considerato dall’ideologia nazista e fascista indegno di essere parte della cosiddetta umanità dei puri, una donna e un uomo, semplicemente un essere umano come te, uno creato a immagine e somiglianza di Dio, come recita così bene l’inizio di Bereshit. L’odio cresce e la barbarie della violenza lo fa crescere. Allora nessuno ebbe pietà, perché l’odio toglie ogni residuo di pietà e rende l’Altro solo un nemico da sconfiggere ed eliminare. Erano uomini, donne, bambini, vecchi, malati. Che importa. Nessuno di loro aveva diritto di continuare a vivere. La loro memoria oggi deve rimanere un monito in un mondo in cui rigurgiti di antisemitismo e di razzismo diventano sempre più frequenti e rendono a volte persino pericoloso mostrarsi con la propria identità religiosa o etnica che sia.
Sono alcune delle parole che mons. Ambrogio Spreafico ha pronunciato a Roma, ieri sera, nell’incontro di commemorazione della razzia degli ebrei romani da parte dei tedeschi, il 16 ottobre 1943. All’alba di quel giorno furono arrestati oltre 1000 cittadini italiani, di religione ebraica, senza alcuna distinzione d’età o di sesso. Dai lager sarebbero tornati soltanto in 16. Con Mons. Spreafico sono intervenuti il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi.
qui l’intervento completo del vescovo
qui il video della cerimonia di commemorazione

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