di Francesca Masi, autrice e regista di Idus Martiae
I fatti sono noti: il giorno delle Idi di Marzo dell’anno 709 dalla fondazione di Roma, Cesare si reca in Senato, nonostante la moglie lo supplichi di non farlo. Cesare morirà quel giorno, ucciso da ventitré coltellate e, tra i cesaricidi, c’è suo figlio (adottivo, forse di sangue) Giunio Bruto, a cui il dittatore, secondo la leggenda, avrebbe rivolto le sue ultime parole. “Tu quoque, Brute, fili mi”, ossia “Persino tu, Bruto, figlio mio”. Ho sempre trovato le figure di Bruto e Cassio molto interessanti e, dalla vicenda stessa (raccontata da tantissimi scrittori e drammaturgi), credo si possa evincere un enorme inno alla libertà. Al di là della realtà storica, ho sempre prediletto una chiave di lettura che vede Bruto come molto combattuto.
L’idea di mettere in piedi questo spettacolo nasce a fine maggio: avevo voglia di recitare, come avevamo fatto con il gruppo di teatro e quindi ho pensato che avrebbe potuto essere una buona idea per divertirsi. Ho chiesto a qualche ragazza del gruppo per recitare, a qualche compagna di classe per il coro e un paio di ragazze si sono unite a noi dopo. Abbiamo cominciato a fine giugno e ci siamo subito messe al lavoro, anche perché un’estate passa subito. Il coro, che ho ripreso dalle tragedie, è composto da Elisabetta Malizia, Benedetta Perciballi, Giulia Saccone e Chiara Torella. Il corpo dei personaggi principali è invece composto da Greta Bovieri come Cassio Longino, Titania Bracaglia come Porzia figlia di Catone, Siria D’Annibale che veste i panni di Cesare, Catone e Marco Antonio, Giulia Parente come Calpurnia e Nicole Tomei come Servilia, madre di Bruto. Vi presentiamo quindi “Le idi di marzo” e speriamo vi piaccia.

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