di Vincenzo Angeletti Latini
Avvelenato durante una cena a San Germano, la sera del 16 luglio 1350, il Card. Annibaldo Caetani de Ceccano moriva, la sera del successivo 17, nella vicina S. Giorgio a Liri. Notizie precise, anche se non certo tenere, sul porporato ceccanese le troviamo nella “Cronica dell’Anonimo romano”, narrazione, appunto di ignoto autore, principalmente nota per le vicende di Cola di Rienzo.
Non riporto l’intero racconto molto interessante (il cui testo è facilmente consultabile su internet),
soffermandomi, in questo contributo, su alcuni aspetti non conosciuti. Un approfondimento utile ad arricchire la conoscenza, storica, sui personaggi della potente famiglia, feudataria della nostra città. Così l’anonimo romano, narra, con scarna crudezza, la morte e il funerale del cardinale: «[…] lo legato del Papa morìo in viaggio ne la villa di san Giorgio, po’ esso ‘l nepote e tutta la famiglia anno Domini MCCCL nel giubileo. Lo corpo del legato fu aperto; grasso era dentro come fusse vitello lattante; la vacuitade del ventre fu empita di cera monda, ‘l corpo fu inunto di aloe, e vestito in abito di frate minore; messo in una cassa sopra di un mulo, come fosse una soma, qua venerat via Romam rediit. Venuto in santo Pietro
senza compagnia, senza ullulato, senza chierico, fu aperta semplicemente la sepoltura di sua cappella, e là fu gettato, sì che cadde imbocconi, e così imboccato rimase. Considera dunque che è la gloria del mondo e che è l’onore! uomo pomposo, alto prelato, che desiderava la moneta, li onori, le grande casamenta, le onorabili compagnie, giace solo in abito di povertade, rinchiuso in sua tomba, né sue ricchezze valsero che uno vile uomo si faticasse a distendere quel corpo, secondo debitam figuram, supino.»
Vittima non è quindi solo il cardinale con un nipote ma anche altri congiunti, in vari luoghi. Il decesso è in San Giorgio a Liri e non Piedimonte San Germano, come sempre riportato. La descrizione puntuale del trattamento della salma ci fa intuire che l’Anonimo non è digiuno di medicina, oltre ad essere molto informato. La dovizia di dettagli è tale da far supporre la sua presenza durante gli accadimenti. La descrizione è di un funerale modesto, occasione per l’Autore di profonde considerazioni sulla caducità
dell’umana esistenza e delle terrene ricchezze. Ma per la trattazione evidenziamo alcuni particolari: la sepoltura senza cassa e il corpo “gettato”, dopo la semplice apertura della cappella, e caduto, giacendo, “imbocconi”, a bocconi. Si tratta quindi di un monumento funebre, al di sotto del quale vi deve essere un ambiente sepolcrale, con una botola chiusa da una lastra marmorea.

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