E’ stato uno dei più grandi attori italiani e nel giorno del ventennale della sua morte rinnovo la proposta : intitolare il teatro Antares a lui, che rese famosa Ceccano negli anni 60, ben di più di tutti gli altri personaggi cui pure la città vetuscolana può vantarsi di aver dato i natali, Silverio, Giovanni, Annibaldo, Gregorio, Mancini, Berardi, Sindici. Ceccano ha la più bella sala teatrale di questo territorio, recentemente restaurata. Nato a Castro dei Volsci, divenne famoso grazie ad un personaggio, il barista di Ceccano, che dilagò nelle case degli italiani che allora si godevano i primi spettacoli televisivi, in particolare Canzonissima. Si legge nel Dizionario degli Italiani della Treccani, alla voce Saturnino Manfredi: Canzonissima 1959, con la regia di A. Falqui. Per questa edizione, a tutt’oggi considerata uno fra i migliori varietà “storici” della televisione italiana, il M. creò il notissimo personaggio del “barista di Ceccano” che concludeva ogni volta il suo numero con il celebre “fusse che fusse la vorta bbona”, divenuto una sorta di tormentone nazionale. Scelse Ceccano perché qui era nato l’amore fra lui e quella ragazza che avrebbe dovuto insegnargli il siciliano e che invece gli rubò il cuore. Fu proprio Nino a raccontare della visita a Ceccano nel dicembre del 1959 al giornale Il Musichiere del 7 gennaio 1960. Era appena finita la Canzonissima e Manfredi, che aveva avuto un grande successo con Delia Scala e Paolo Panelli, e che aveva impersonato il barista di Ceccano, fu intervistato proprio per raccontare quello che avvenne a Ceccano quando la direzione della RAI decise di registrare una puntata proprio qui. Leggerete che Manfredi aveva una paura folle di venire a Ceccano perché temeva che i ceccanesi si fossero arrabbiati per il suo personaggio che certo non proponeva un modello di civiltà. Invece quando arrivò in Piazza 25 Luglio fu accolto da migliaia di persone festanti, incuranti della pioggia battente. Manfredi rivela anche perché il barista fu “di Ceccano”: c’era un legame fra la moglie amatissima e la nostra città. Infatti Nino, nel periodo di corteggiamento, ricevette la richiesta della fidanzata di conoscere la sua città natale. Da romano ormai da tanti anni, si vergognava di portarla in un paese piccolo come Castro e allora le disse che era di Ceccano. Così quando erano liberi venivano a Ceccano da innamorati… Poi naturalmente le rivelò la verità, ma la signora Manfredi rimase sempre legata a Ceccano e così quando Nino divenne famoso le chiese di far comparire Ceccano in una delle sue storie. Ed ecco Bastiano! Ora sarebbe davvero il caso che Ceccano dedichi una strada, il teatro, una scuola a questo grande attore.

Qui l’intero n. 53 de Il Musichiere
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