Ospitiamo volentieri un interessante contributo dell’arch. Vincenzo Angeletti che vuole ricostruire la presenza di tre ceccanesi nell’eccidio perpetrato a Roma dai nazifascisti il 24 marzo 1944.
Impegni familiari non mi hanno consentito di partecipare, il 21 marzo u.s., all’evento “Le fosse Ardeatine e la forza umile dei preti tra la gente” per il quale avevo intenzione di intervenire per apportare alcune informazioni, utili a un approfondimento sulle drammatiche vicende avvenute nel marzo del ’44.
Non mi ero mai occupato, sistematicamente, degli avvenimenti ceccanesi legati alla seconda guerra mondiale ma la curiosità mi ha spinto ad approfondire alcuni aspetti che ritengo poco trattati e noti e oggetto di questo contributo.
Mi riprometto di condividere, con prossimi contributi, altri aspetti su altre vicende ceccanesi nella seconda guerra mondiale necessari dei dovuti approfondimenti per una maggiore conoscenza. Il presente racconto segue le vicende di tre ceccanesi, di cui uno solo noto ai più, partecipi nella successione degli eventi, tragici, accaduti a Roma da via Rasella alle Fosse Ardeatine. Mi sono attenuto a una esposizione informativa, il più possibile esaustiva e oggettiva, basata sui documenti. Ho cercato di evitare, sugli accadimenti, interpretazioni di parte, che alimenterebbero solo le controverse opinioni, ancora vive, al riguardo e che lascio al lettore. Mi scuso per la ripetizione di cose ai più noti, lo faccio sinteticamente ma solo per inserire i tre “protagonisti” nel loro contesto storico, sicuramente utile per i più giovani.
L’ANTEFATTO
Il 23 marzo del 1944, data di ricorrenza della fondazione dei Fasci italiani di combattimento, alle ore 15,52 esplode, in Via Rasella, un ordigno. Questo, costituito da 18 kg di tritolo, potenziato con chiodi e spezzoni di ferro è collocato in un carretto della spazzatura. L’azione è messa in atto dai Gruppi di Azione Patriottica (G.A.P.), e unità partigiane del Partito Comunista Italiano (P.C.I.). La detonazione viene attivata al passaggio di una colonna di soldati in marcia ed è seguita dal successivo lancio di quattro bombe a mano artigianali-di circa un chilo ciascuna, colorate in rosso e grigio e munite di miccia-sui superstiti. Alcune sembrerebbero essere state lanciate dall’alto. Le vittime 33 (28 all’istante altre 5 successivamente), e 55 i feriti, sono militari appartenenti al Battaglione Bozen, reparto di Polizia creato in Alto Adige nell’autunno 1943, durante l’occupazione tedesca della regione. La truppa è formata da coscritti altoatesini, mentre gli ufficiali e i sottufficiali provenivano dalla Germania nazista.
continua a leggere qui

per restare aggiornati, gratuitamente, inserire la mail
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Lascia un commento