di Angelino Loffredi

Un caro amico, un caro compagno non è più fra noi.
Lellenzo Masi ha trascorso tutti i suoi anni in buona salute e con una mente fino alla fine
ancora eccezionalmente reattiva. L’ho sentito l’ultima volta il giorno di Natale. Di lui tutti
ricorderanno la simpatia, la socievolezza, il gusto della battuta sempre pronta ma in
particolar modo l’autoironia, virtù mai presente fra chi svolge attività politica. Si questa era
l’originalità, o meglio l’unicità di Lellenzo, quella di sapersi prendere in giro. Era un modo
per eliminare ogni tensione, per rasserenare gli animi e avvicinare le posizioni.
In queste ore dominate dai ricordi una domanda mi è stata fatta: quando hai conosciuto
Lellenzo ? Anche se qualcuno non mi crederà, debbo rispondere che il nostro primo
incontro avvenne il 1 maggio del 1945. In una piazza piena di persone, contente e festose
per la fine della guerra e la riacquistata libertà, piena di bandiere rosse e di bandiere
bianche, con la banda comunale che suonava. A Lellenzo mi venne indicato, ricordo
ancora chi melo chiese, di portare il giornale L’Unità. Lui lo prese accompagnandolo con
un sorriso. Quel sorriso per me fu il battesimo di un lungo, ininterrotto rapporto amicale.
Ieri visitandolo a casa sua per un saluto ho trovato una foto riguardante il lungo corteo che
sfila per le vie cittadine in occasione della vittoria repubblicana nel Referendum del 1946.
A capeggiarlo c’era lui, Lellenzo. A proposito di Referendum un giornalista televisivo un
anno fa doveva fare un servizio, si rivolse a me per avere un testimone di quelle giornate.
Andammo nella sua abitazione. Fu molto chiaro nella esposizione, raccontò aneddoti che
non conoscevo e dopo aver chiaramente dimostrato che aveva fatto la campagna
elettorale, sorprendendo il giornalista concluse dicendo “ Vedi che io non votai perché ero
minorenne “ Aveva infatti 17 anni. Da subito, dunque, Lellenzo è stato Lellenzo.
Io voglio ricordarlo anche come amministratore. Noi siamo stati legati da un filo rosso che
neanche nei momenti più aspri della diversità delle posizioni politiche si è mai lacerato. E’
stato un convinto socialista. Socialista da sempre e per sempre. Quando a metà degli anni
novanta fra i suoi ex compagni di partito, si preferiva il trasformismo e la trasmigrazione
verso altri partiti egli preferì ostinatamente rimanere legato alle sue convinzioni, alle sue
lotte giovanili che ricordava in ogni occasione con tanto orgoglio e compiacimento. Legato
insomma alla tradizione ed al pensiero socialista. Senza ripensamenti.
E’ stato consigliere comunale di Ceccano per conto del PSI dal 1975 al 1990. Sindaco dal
1976 al 1977. Assessore dal 1981 al 1985. Con lui ho collaborato e sostenuto con
convinzione quando fece il sindaco. Ne fui ricambiato nel periodo successivo in cui fui io a
farlo, dal 1981 al 1985. E stato un uomo di partito ma leale con tutti, critico ma propositivo,
uomo che amava costruire, mediare e mai demolire. Nei confronti più impegnativi la sua
diventava sempre una posizione centrale accompagnata perché accompagnata da
saggezza ed equilibrio.
Non è mia intenzione riportare le opere, i tanti servizi realizzati insieme. Sarebbe troppo
lungo elencarli. Mi limito ad indicarne uno: far conoscere e mettere a disposizione gli atti a
tutti non solo ai consiglieri ma anche ai cittadini. Affermare la trasparenza, dimostrare che
il comune era una casa di vetro.
Prima di terminare permettetemi di esternare alcun considerazioni che ritengo essere
importanti e significative ed in particolar modo doverose. Premetto che in tutti questi anni
non ho mai usato i termini onesto –disonesto, me ne guardo bene per non scadere nel
moralismo. Per quattro anni quando ero sindaco e lui assessore, quando era un
amministratore influente, abbiamo avviato lavori, abbiamo dato incarichi, affidato
servizi,espletato concorsi, appaltato opere per miliardi di lire. C’era da farsi venire
l’appetito, si poteva facilmente cadere in tentazione. Eppure quest’uomo esperto e
navigato che conosceva il potere, perché militava in partito che era diventato di potere,
mai si è permesso di spingermi a fare carte false. Oggi mai come in questo momento mi
sento di affermarlo con vigore e determinazione. Lo meritano i suoi figli Laura e Pierpaolo,
i parenti, gli amici ed i compagni che con lui hanno condiviso la sua esperienza. Dovete, dobbiamo, tutti essere orgogliosi di averlo avuto come punto di riferimento. La sua scomparsa è una grande perdita non solo per la sua famiglia ma per tutti coloro che lo hanno conosciuto, apprezzato e voluto bene.
Angelino Loffredi
Ceccano, 5 Gennaio 2024
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