Ceccano, 24 dicembre 1943, il Natale 80 anni fa con la guerra in casa, lo Stille nacht dei tedeschi


di Lucia Fabi e Angelino Loffredi

Il 24 dicembre a Giuliano di Roma, nella gremitissima chiesa parrocchiale, ufficiali e soldati tedeschi, sfollati e popolo, partecipano commossi alla messa cantata per celebrare il Natale e anticipata alle ore 16,15 per via del coprifuoco germanico (1). Nelle stesse ore anche presso la Badia di Ceccano, “il Padre Rettore, valendosi del privilegio dei cappellani di truppa, celebrava la messa solenne, allietata da un’eletta
“schola cantorum” locale, dai canti in tedesco, mesti e cadenzati, dei soldati, che poi si comunicavano con bell’ordine e devozione dopo essersi confessati da qualche passionista che conosceva il tedesco, oppure ricevendo l’assoluzione generale in chiesa stessa dal Padre Rettore, dopo la recita, in tedesco, delle preghiere rituali. Chiudeva il rito l’inno natalizio alemanno, dolce come una ninna nanna e solenne
come può essere un coro di centinaia di giovani Stille nacht, heilige nacht e pareva un sospiro di nostalgia di quella gioventù, anelante al focolare domestico, donde la caparbia ostinazione di pochi uomini l’aveva staccata”(2) . Anche al centro della città di Ceccano, il Natale trascorre senza novità e la gente vive la festività con trepidazione e speranza. I tedeschi e ancor più i polacchi e gli austriaci per una volta tanto, si sono accomunati in questo commosso clima religioso facendo sentire i loro canti e dirigendosi numerosi a partecipare alla messa di Natale. Ma l’attento Cronicon della Badia non trascura di ricordarci che “Nel cielo stellato non l’eco gioiosa degli angeli annunciante la pace, ma il rombo funesto del ricognitore
notturno, foriero di morte. Era Natale di guerra, senza neppure la tregua per quella notte santa” Le messe natalizie danno un senso di pace e di serenità ma anche questa è un’illusione. I soldati tedeschi, austriaci e polacchi sapranno cantare, potranno mostrare i volti estasiati a pensare al bimbo che nasce, ma sanno anche sparare senza alcun riguardo.
1) Don Giuseppe Sperduti, Diario Parrocchiale, p. 4.
2) Padre Gioacchino Passionista, Badia nella tormenta, 1948, p.72-97

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