di Vincenzo Angeletti Latini
Riporto, per i gentili lettori, alcuni appunti, scritti qualche anno fa in occasione di una visita, in differita di
tempo e di spazio, al castello de Ceccano-Colonna con Giacomo di Molai, mio “vecchio amico”,
che non lo conosceva e al quale volevo mostrare alcuni segni della presenza templare a Ceccano.
Si tratta di approfondimenti, fatti negli anni a seguire, alla relazione storica allegata al mio progetto
per il concorso di idee sul riuso del castello, a cui partecipai nel lontano 1995.

Mi limiterò alla parte che riguarda l’ingresso del castello.
«L’edificio che fa da avancorpo al castello, oggi abitazioni private, anticamente era il puntone
ovvero il sistema difensivo verso quella che è attualmente piazza Mancini. Salendo uno stretto
percorso si fiancheggia, alla propria sinistra, una parete curva alla cui sommità vi sono delle
finestrelle, attualmente murate (in origine merlatura). Era questo il cammino di guardia, a
protezione del dell’ingresso. Questo muro è rafforzato, per circa due terzi della sua altezza, da una
scarpa; innovazione apportata alle murature dei castelli per aumentarne lo spessore così da poter
meglio resistere agli attacchi con bombarde e cannoni, a seguito dell’introduzione della polvere da
sparo, a partire dalla metà del XIV sec..
La conformazione dell’ingresso è di tipo “a baionetta” che consente dinanzi un ridotto
assembramento di nemici. Il percorso curvo riduce, inoltre, la visibilità e la possibilità di porre sotto
tiro la porta da parte della maggior parte degli assedianti. A completare questa eccezionale
strategia difensiva contribuiva la scarpata, con notevole dislivello, esistente a destra, in seguito
colmato dal palazzo Bonanome.
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