E’ stato uno dei più grandi attori italiani e nel giorno anniversario della sua morte rinnovo la proposta : intitolare il teatro Antares a lui che rese famosa Ceccano negli anni 60, ben di più di tutti gli altri personaggi cui pure la città vetuscolana può vantarsi di aver dato i natali, Silverio, Giovanni, Annibaldo, Gregorio, Mancini, Berardi, Sindici. Ceccano ha la più bella sala teatrale di questo territorio, recentemente restaurata. Perché non intitolarla al grande Nino, magari in occasione del ventennale della morte, nel 2024? Nato a Castro dei Volsci, divenne famoso grazie ad un personaggio, il barista di Ceccano, che dilagò nelle case degli italiani che allora si godevano i primi spettacoli televisivi, in particolare Canzonissima. Si legge nel Dizionario degli Italiani della Treccani, alla voce Saturnino Manfredi: Canzonissima 1959, con la regia di A. Falqui. Per questa edizione, a tutt’oggi considerata uno fra i migliori varietà “storici” della televisione italiana, il M. creò il notissimo personaggio del “barista di Ceccano” che concludeva ogni volta il suo numero con il celebre “fusse che fusse la vorta bbona”, divenuto una sorta di tormentone nazionale. Scelse Ceccano perché qui era nato l’amore fra lui e quella ragazza che avrebbe dovuto insegnargli il siciliano e che invece gli rubò il cuore.

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