Vorrebbero vaccinare tutti i loro pazienti, soprattutto quelli più fragili, quelli che non possono muoversi, quelli che hanno condizioni di rischio che loro sanno bene; vorrebbero vaccinare quei pazienti che non figurano in nessun elenco di patologie, perché non riconosciuti dai diversi codici di invalidità ma che loro conoscono bene. Invece i medici di famiglia non possono, perché non hanno vaccini e quei pochi che riescono ad ottenere debbono essere quasi conquistati dose per dose, sottoponendosi a trafile estenuanti presso i centri di distretto. A volte fanno anche file di più di un’ora per ottenere quella fiala di vaccino che poi consentirà loro di vaccinare 6 o 7 dei loro pazienti. Perché non utilizzare le farmacie per la distribuzione delle fiale? Altre volte, le loro prenotazioni, che derivano da precise istruzioni delle autorità sanitarie, non vengono evase, senza alcuna spiegazione. I medici di famiglia chiedono una migliore organizzazione, chiedono di avere informazioni chiare, di non dover continuamente avvisare i pazienti della disponibilità di vaccini e poi dover richiamarli per disdire. Potrebbero vaccinare, ciascuno di loro, centinaia e centinaia di pazienti che oggi invece si arrangiano, cercando scorciatoie, magari in centri convenzionati che sembrano avere, al contrario dei medici di famiglia, vaccini per tutti, tanto da attrarre persone da tutta la regione, piuttosto che somministrarli ai cittadini del territorio di competenza. Insomma, un po’ di organizzazione in più non guasterebbe, restituendo nel contempo dignità ai medici e tranquillità ai pazienti.

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