Non riuscivo a parlare né a bere e vaneggiavo al flusso dell’ossigeno che m’investiva giorno e notte. A metà di una di quelle notti, che passavo per intero senza dormire, ho suonato agli infermieri perché avevo freddo e ho chiesto una seconda coperta. Una ragazza giovanissima, di nome Stefania, della quale vedevo solo gli occhi, con il nome tracciato sulla visiera di plastica, ha sistemato la coperta, mi ha messo le mani guantate sulle guance e mi ha dato un bacio dalla sua maschera scafandrata. Dono grande. Così Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della sera, decano dei giornalisti che raccontano i Papi, racconta la sua malattia, dal momento dei primi sintoni al ricovero per polmonite bilaterale all’ospedale San Giovanni dell’Addolorata in Roma, al reparto di terapia intensiva, finalmente alle dimissioni e alla negativizzazione. Una straordinaria cronaca dall’interno per capire ancora meglio cosa voglia dire incontrare il virus. Potete trovare tutto sul suo blog

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