di Luigi Alici
Le elezioni politiche in Italia sono ormai alle porte. Ogni tornata elettorale è importante nella vita democratica di un Paese, ma è inutile nascondersi che questa volta avvertiamo di essere davanti a una svolta, forse un punto di non ritorno.
Un ritorno frettoloso e rabberciato al sistema proporzionale, più o meno corretto, ha scatenato una guerra di alleanze strumentali e ricatti sotto banco, indegni di un paese democratico. La storica confluenza di appartenenze politiche diverse nella esperienza dell’Ulivo appare sempre più in bilico:gli apparati di partito del PD che hanno fatto finta di credere nelle primarie, dopo averle perse si sono ripresi la propria autonomia. In un sistema paese messo a terra dalla corruzione, impoverito dalla crisi e impaurito dagli “stranieri”, stanno crescendo, paradossalmente, due proposte politiche di segno contrario: accanto a chi rivendica il monopolio del “nuovo”, in nome di un purismo che è difficile realizzare persino in casa propria, riprendono fiato quelli che invece sognano il “vecchio”, anche a costo di imbarcare nell’impresa nostalgie eversive senza la capacità di controllarne le pulsioni più violente, dopo averle irresponsabilmente sdoganate.
Qualche mese fa, in tempi non sospetti, ho provato a fotografare alcuni attributi fondamentali che, a mio giudizio, dovrebbero essere alla base di un autentico impegno politico: I cinque gradini per (non) scendere (troppo) in politica. Temo – ahimè – che oggi si possa aggiungere (o togliere) poco.
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