di Silvana Campanile
La riflessione sul tema della restituzione è molto attuale. La restituzione è un atto secondo, presuppone cioè che si sia ricevuto e che ci sia un riconoscimento nei confronti di quello che si è ricevuto. Non è un atto meccanico, perché non tutto quello che noi abbiamo ricevuto è buono. Abbiamo ricevuto una società degradata, un debito pubblico mostruoso, una illegalità e una corruzione indecenti, però abbiamo ricevuto anche un modello di diritti di cittadinanza, una carta costituzionale che li inquadra, l’idea di una scuola pubblica, l’idea di una sanità che dovrebbe offrire a tutti gli stessi servizi. L’educazione è continuare questo cammino, riconoscendoci legati a chi ci ha preceduto da un debito che è fondamentalmente un debito di gratitudine. È un debito relativo, perché a volte noi riconosciamo di essere per certi aspetti, soprattutto a livello economico, a credito, però contiene l’idea di un compito in avanti, perché la restituzione non può avvenire nei confronti delle generazioni che ci hanno preceduto. Quindi qui c’è il tutto il tema della promessa: educare non è un do ut des, è alimentare un modello di società aperta, per questo l’educazione è una parte integrante del bene comune di una società.
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