di Andrea Tornielli per lastampa.it
Centinaia di migliaia di loro, non hanno visto nulla. Non sono riusciti a vedere il Papa neanche da lontano, neanche su qualcuno dei rarissimi maxi-schermi. Hanno partecipato a tutti gli eventi della Gmg magari in settori lontanissimi, riuscendo a malapena ad ascoltare i canti, le preghiere, la voce di Bergoglio. E questo dopo aver fatto in pullman un viaggio lungo un’intera giornata e anche più. Perché questi ragazzi sono qui? Perché hanno dedicato tempo ed energie a un incontro come questo? No, non è la generazione del divano, abitudine che appartiene forse di più ai loro padri. Sono giovani che credono, nonostante tutto. Che sperano, nonostante tutto. Che non si fanno imbambolare dagli idoli di un consumismo che rende schiavi e che fa così comodo al potere. Che non si arrendono allo scontro di civiltà, all’odio e alla violenza cieca, nonostante tutto.
La Gmg polacca che si è svolta nel cuore dell’Europa centro-orientale è stata segnata dai terribili fatti dei giorni scorsi avvenuti a Nizza, Monaco di Baviera, Rouen. Il terrorismo fondamentalista di matrice islamista, quello delle stragi, delle autobombe, dei kamikaze jihadisti, della violenza cieca, quello dei gruppi imbottiti di armi e di soldi arrivati grazie all’aiuto dei paesi considerati migliori alleati dell’Occidente, è entrato nelle nostre vite. Finché si trattava di immagini della Tv, di migliaia di corpi di bambini, donne, giovani anziani innocenti, sventrati nei quotidiani attentati di Kabul, di Baghdad, finché si trattava delle persecuzioni e delle stragi avvenute in Nigeria o in Pakistan, sembrava che la cosa non ci riguardasse. Ora, nel mondo dove vigeva la «globalizzazione dell’indifferenza» c’è chi spinge per globalizzare l’odio, la chiusura, i muri. Esattamente ciò che vorrebbero i terroristi dell’Isis e dei suoi affiliati e fan: seminare il terrore e la paura, far credere che siamo di fronte all’Armagheddon, allo scontro finale tra la civiltà cristiana occidentale e l’islam.
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