Immaginiamo che la mattina del 24 giugno venga confermato l’esito del referendum sulla Brexit che già circolava nella notte: gli inglesi hanno votato per “leave the Union”. Quali regole si applicano e quali i probabili scenari politico-diplomatici?
Quanto alle regole, si applica l’articolo 50 del Trattato sul funzionamento della Ue, il quale prevede tre ipotesi.
La prima è un recesso entro un tempo massimo di due anni a far data dalla notifica della volontà di recedere al Consiglio europeo da parte dello Stato interessato. L’accordo di recesso è negoziato dalla Commissione ed è concluso dal Consiglio europeo, previa approvazione del Parlamento.
La seconda ipotesi è che, entro il termine di due anni, non si concluda – nonostante i negoziati – alcun accordo di recesso. In tal caso i trattati cessano automaticamente di essere applicabili allo Stato recedente.
Infine la terza ipotesi, è che il Consiglio europeo, d’intesa con lo Stato recedente, decida all’unanimità di prorogare il termine dei due anni. I trattati Ue restano allora applicabili allo Stato recedente, sino alla data decisa con la proroga.
Anche gli scenari politico-diplomatici probabili sono tre.
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