di Francesco Becchetti
Il recente commento di Massimo Calvi al Rapporto Mondiale sulla Felicità ha introdotto un tema d’importanza chiave per tutti, formulando implicitamente tre domande: una società felice è anche giusta? Le classifiche sui livelli di felicità dei paesi indicano univocamente paesi migliori di altri? E ancora, dobbiamo usare la soddisfazione di vita individuale come stella polare delle scelte e massimizzarla?
Si può immediatamente rispondere ‘non necessariamente’ alle prime due domande e decisamente ‘no’ alla terza per complicare un po’ le cose. Ma prima di un doveroso approfondimento è opportuno fare alcune premesse. Probabilmente la scorciatoia della parola ‘felicità’, usata spesso per fini mediatici appare leggermente fuorviante, perché ciò che misuriamo negli studi è in realtà la soddisfazione di vita o, in altri lavori, il senso della vita.
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