La recente commemorazione di Alcide De Gasperi ha fatto notizia perchè mons. Nunzio Galantino ha scelto di non presenziarvi per favorire un “rasserenamento di un clima invano esasperato” dopo le polemiche con Salvini. Del testo predisposto dal segretario della Cei le cronache hanno riferito peraltro il giudizio sul modello degasperiano così lontano dalla politica “che forse siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi”. “Nessun politico dovrebbe mai cercare voti sulla pelle degli altri – l’altra citazione evidenziata dalle agenzie – e nessun problema sociale di mancanza di lavoro e di paura per il futuro può far venir meno la pietà, la carità e la pazienza”.
Una lettura completa della “lectio degasperiana” (disponibile a questo link) offre invece molti altri spunti, almeno tre spunti.
La laicità, oltre il fanatismo e lo smarrimento dei valori, innanzitutto. Per Galantino essa è stata uno dei cardini dello statista trentino perché «De Gasperi ha dato una dignità diversa al laicato cattolico – lo ha reso adulto, protagonista – e, pur rispettando la Chiesa e il papato, ha capito di che cosa era capace il popolo italiano e in particolare i laici cattolici. “Il credente – disse il 20 marzo 1954 – agisce come cittadino nello spirito e nella lettera della Costituzione e impegna se stesso, la sua categoria, la sua classe, il suo partito, non la chiesa”».
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