di Roberto Colombo
L’arrivo in Europa di un numero crescente di migranti dall’Africa e dal Vicino Oriente in cerca di quanto la loro terra natale non offre – incolumità, alloggio, cibo, lavoro e soprattutto una speranza di vita dignitosa per sé e i propri figli – appare come un connotato ineludibile del secondo decennio del nostro secolo. Con questo ‘flusso migratorio’ e la nuova ‘questione sociale’ che esso pone si confrontano (e si scontrano) settori della società civile, le loro rappresentanze politiche e i governi europei da una parte, e alcune realtà di vita comune, associativa, culturale, educativa e solidaristica dall’altra, non ultime quelle la cui natura e storia religiosa pone il valore della persona e la carità fraterna al centro di ogni pensiero e iniziativa sociale. Per quanto possa apparire un fenomeno dai tratti inediti e inquietanti, quello della ‘pressione dei popoli’ ai confini e della ‘infiltrazione’ di persone da lontano non è un quadro geosociale senza precedenti nella storia nostro Continente
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