di Eugenio Arcidiacono
Una sconosciuta passa, lo riconosce e lo saluta con un cenno della mano. Mario Calabresi posa per una foto accanto alla targa ricordo posta in via Cherubini a Milano, nel punto in cui fu ucciso suo padre, il commissario Luigi, il 17 maggio del 1972. Poi attraversa la strada e si ferma nell’atrio della casa dove allora viveva con la sua famiglia: “Quel giorno mia madre ci portò via e non ci tornammo mai più”. Infine ci accompagna nel bar all’angolo. “Mio padre veniva qui e mia madre ha continuato a portare me e i miei fratelli. Non è mai più passata sul marciapiede davanti a casa. Questo posto era il massimo che il suo dolore poteva concederle”. Il direttore della “Stampa” di Torino ha raccontato la storia della sua famiglia inSpingendo la notte più in là, il libro che Famiglia Cristiana propone questa settimana. Un libro in cui , partendo dalla sua storia, Calabresi allarga lo sguardo a quelle di altre vittime degli anni di piombo, per dare loro finalmente voce. Per troppo tempo, infatti, quegli anni così terribili sono stati raccontati in prima persona solo da chi li ha vissuti dalla parte sbagliata.
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