Ai miei occhi non c’è alcun dubbio che la cosiddetta “ideologia gender” sia una follia olimpica che non sta né in cielo né in terra. Come insegnante sono anni che ci lavoro sopra e vedo nelle mie classi come i ragazzi si rapportano a questa follia (ne ho già dato conto qui in passato).
Se ritorno sulla questione è perché ho la sensazione che il mondo cattolico stia reagendo a questa follia con un allarmismo che tradisce troppe contiguità nascoste tra l’antropologia che in casa nostra va per la maggiore e quella che fa da sfondo al gender. E non riesco a tacitare tre domande che mi sembra non entrino mai nell’orizzonte delle riflessioni cattoliche sul tema.
Prima. L’ideologia gender sostiene che l’identità di genere sia frutto culturale e non nasca da dati biologici-somatici. Quindi l’educazione diventa essenziale per definirla. Una follia olimpica! Basterebbe davvero ascoltare sul serio chi vive il problema sulla propria pelle. Ma le ideologie non si curano delle persone. Però se guardo come reagisce il mondo cattolico mi sembra che il principio di fondo utilizzato sia il medesimo. Per contrastare il gender, si dice in casa nostra, ci vuole una nuova e specifica forma di educazione, quella alla differenza di genere, con strategie e percorsi ad hoc.
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