In questi giorni sono stati molti i commenti dei lettori perplessi in merito ai cartelli “Je suis Charlie”. Molti hanno sentito il bisogno di prendere le distanze dallo stile espressivo e dai contenuti di Charlie Hebdo, altri hanno discusso il nostro associare Charlie Hebdo al concetto di libertà di espressione. Per rispondere a questi commenti è forse opportuno provare a riflettere un po’ per chiarire alcuni aspetti, a cominciare dal fatto che difendere il principio della libertà di espressione è cosa diversa dall’identificarsi con tutti i contenuti e le modalità che nello spazio di quel principio si riversano.
Potremmo immaginare la libertà di espressione come uno spazio e visualizzarla come una stanza alla quale confluiscono tanti corridoi quante sono le nostre differenti convinzioni.Difendere quello spazio significa prevenire il rischio che qualcuno, in fondo a un corridoio, chiuda arbitrariamente la porta in faccia a un altro, impedendogli l’accesso alla stanza in ragione delle sue idee. Fare quadrato attorno alla stanza significa salvaguardare il diritto di ciascuno di esprimere, dentro quello spazio, le proprie convinzioni senza timore di essere perseguito per quelle, siano esse religiose, areligiose, antireligiose o d’altro argomento.
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